L'inverno con la variante Delta sarà diverso da quello dell'anno scorso. È questa un'altra ragione che spinge a guardare con maggiore attenzione ai bambini più piccoli, ancora senza lo scudo offerto dai vaccini. Dopo il via libera dell'Ema, l'Agenzia europea per i medicinali, entro la prossima settimana anche Aifa darà l'autorizzazione alla somministrazione del vaccino anti-Covid nei bambini tra i 5 e gli 11 anni. A confermarlo è il presidente dell'Agenzia Italiana del Farmaco, Giorgio Palù, che ne ha parlato a «Mezz'ora in più» di Rai3. «L'autorizzazione di Ema è una garanzia. Farò vaccinare anche i miei nipotini per una serie di motivi. Con la variante Delta è cambiato il volto della malattia e anche i bambini ora si ammalano di più, questo virus è più contagioso e li può infettare: i dati Iss ci dicono che il 30% della fascia 5-11 anni ha una delle incidenze più alte e un bambino ogni duemila viene ricoverato con un'infezione grave da rianimazione», ha precisato Palù.
Il 23 dicembre, invece, è il giorno in cui si comincerà con le prime somministrazioni, ha spiegato Franco Locatelli, coordinatore del Cts, Comitato tecnico scientifico, e presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), a SkyTG24. «Magari sarà qualche giorno prima o qualche giorno dopo - ha precisato Locatelli - semplicemente perché per quella data saranno disponibili le formulazioni pediatriche, in quanto la dose per la fascia di età 5-11 anni è di un terzo, 10 microgrammi, rispetto alla dose per l'adulto.
In Italia i bambini dai 5 fino agli 11 anni sono quasi 4 milioni e 250mila, stando ai dati Istat. Da settimane, la Società italiana di pediatria (Sip) è impegnata in una vasta campagna a favore del vaccino, ancor prima che si fosse espressa Ema. I benefici della vaccinazione superano i rischi, che nel caso di strascichi della malattia, o Long Covid come ci si riferisce a questa circostanza, per i bambini così piccoli possono essere molto seri. Ne aveva parlato il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri: «Bisogna vaccinare i bambini perché, se si ammalano, c'è il rischio che abbiano complicanze che durano nel tempo, alcune reversibili altre purtroppo più o meno reversibili. Il Long Covid purtroppo si verifica nei bambini con una percentuale che dagli studi scientifici è impressionante: anche del 10-12%. Il che significa - ha sottolineato il sottosegretario - che su 100 bambini che si infettano con il Covid, 12 potrebbero avere dei sintomi di Long Covid che possono interessare vari organi e apparati: sistema nervoso centrale, cuore. Si parla tanto di miocarditi e pericarditi per il vaccino, ma nel bambino si possono avere miocarditi e pericarditi per colpa del Covid e rimangono anche dopo che hai passato il Covid. Attenzione perché oggi è quello il grosso problema: vi è una pandemia nella pandemia che è la gestione delle complicanze che il Covid dà». Non ci sarà l'obbligo vaccinale per i bimbi, questo è sicuro. D'altronde era già stato deciso nel corso della cabina di regia tra il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e i capi delegazione delle forze di maggioranza. «Assolutamente no, è un'opzione che va offerta, va fatta opera di convincimento, spiegando perché c'è un vantaggio nel vaccinare i bambini, per tutela della loro salute e dei loro spazi educativi e sociali. Ma non considererei l'obbligo», ha spiegato Locatelli. Stesso discorso per il Green Pass: «Se n'è già discusso, e il ministro Speranza è stato chiaro nel dire che in questo momento non si considerava questa ipotesi».