La campagna vaccinale nelle aziende è possibile, a patto che vi sia una quantità sufficiente di dosi da iniettare. Dopo la mappatura promossa da Confindustria per verificare la disponibilità delle imprese, sono oltre 7mila in tutta Italia le adesioni, come confermato dal leader nazionale Carlo Bonomi. Ma poco più di 800 di esse, all'incirca, sono dislocate nel Mezzogiorno.
«La risposta delle imprese che, in soli nove giorni, hanno aderito su base volontaria - spiega Confindustria - conferma lo spirito di servizio del mondo produttivo verso il Paese. Dopo aver condiviso il progetto con il commissario straordinario all'emergenza, Generale Figliuolo, Confindustria si è attivata immediatamente per individuare le imprese disponibili a integrare la campagna vaccinale con i loro siti. L'adesione ha investito tutto lo stivale: il 75% delle imprese sono dislocate nel nord del Paese, il 13% al centro e il 12% tra il sud e le isole. Inoltre, nell'85% dei casi, si tratta di imprese del Sistema Confindustria, ma si sono candidate anche realtà al di fuori dal perimetro associativo».
Dalle imprese manifatturiere era lecito attendersi il maggior numero di adesioni, considerato che proprio nelle fabbriche si trovano di solito spazi ampi, e perciò adatti per una campagna vaccinale, talvolta anche con la presenza di personale sanitario adeguato. E tuttavia da Confindustria fanno sapere che «hanno risposto all'appello tutti i settori, mettendo a disposizione dai capannoni agli uffici, dai terminal aeroportuali ai porti, dalle stazioni ferroviarie agli alberghi, fino agli ippodromi e alle palestre. Si tratta di oltre 10mila locali offerti anche per periodi superiori a 3 mesi. Auspichiamo quindi che, non appena la fornitura di vaccini sarà adeguata, venga attivata rapidamente la rete capillare di imprese che ha offerto la propria disponibilità. Migliaia di comunità di lavoratrici e lavoratori potrebbero così essere vaccinate simultaneamente, rafforzando la rete nazionale e accelerando in maniera decisiva la corsa verso l'immunità diffusa».
Confindustria invierà tutte le informazioni raccolte al Commissario straordinario che provvederà a individuare le realtà da coinvolgere in via prioritaria, in attesa che venga definito un protocollo nazionale per le vaccinazioni in fabbrica, così da essere pronti quando la fornitura di vaccini andrà a regime.
In Campania hanno aderito alcune grandi aziende che, fin dal primo momento, si sono battute per favorire le vaccinazioni di massa. Un esempio è quello di Carpisa Yamamay, il cui amministratore delegato Gianluigi Cimmino ha sostenuto più volte la necessità di un'immunizzazione sui luoghi di lavoro per arginare la drammatica crisi dell'economia. Lo stabilimento Carpisa di Nola è dotato di aree talmente ampie da poter ospitare anche altre aziende del distretto. Anche il patron del gruppo Getra Marco Zigon aveva manifestato il suo consenso all'iniziativa nei giorni scorsi. Tra le aziende manifatturiere, si sono registrati molte adesioni al censimento di Confindustria. Ed altri da aerospazio e automotive. «Si tratta anzitutto - spiegano il segretario regionale Raffaele Apetino ed il segretario di Napoli della Fim - Cisl Biagio Trapani - di realtà come Fca a Pomigliano e di Leonardo. E poi di aziende come Industria Italiana Autobus, come Denso, di EKD metalmeccanica e di Tresol metalmeccanica. E ancora un'azienda come MBDA».
In quest'ultimo caso, si tratta di una partecipata di Leonardo, attiva in campo missilistico e fornitrice delle forze armate nazionali, con un portafoglio ordini in Italia prossimo ai 600 milioni di euro. «L'azienda è pronta a mettere i suoi spazi nella sede al Fusaro a disposizione della campagna vaccinale per i 440 dipendenti e per i loro familiari», spiega Marco Trapani,delegato RSU di MBDA. «In Campania - sottolinea il segretario della Fiom di Napoli Massimiliano Guglielmi - c'è una distribuzione non omogenea delle aziende disponibili. Ci sono state molte più adesioni in Irpinia o a Caserta che a Napoli. In Irpinia la Cofren, società del gruppo Wabtec, multinazionale specializzata nella fornitura di attrezzature per il trasporto ferroviario, ad esempio, ha già elaborato un piano per strutturare i propri ambienti in funzione del piano vaccinale». Quello che occorrerà capire saranno le procedure in base alle quali il personale sanitario sarà fornito alle aziende. E, soprattutto, se e quando ci saranno le dosi da iniettare.