AstraZeneca, ok dell'Aifa: «Meglio per gli under 55». Le Regioni: scelta pilatesca

AstraZeneca, ok dell'Aifa: «Meglio per gli under 55». Le Regioni: scelta pilatesca
AstraZeneca, ok dell'Aifa: «Meglio per gli under 55». Le Regioni: scelta pilatesca
di Mauro Evangelisti
Domenica 31 Gennaio 2021, 07:35 - Ultimo agg. 17 Febbraio, 17:14
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La frase chiave del comunicato di Aifa, agenzia italiana per il farmaco, è questa: «Il comitato tecnico scientifico ha suggerito un utilizzo preferenziale del vaccino AstraZeneca, in attesa di acquisire ulteriori dati, in soggetti tra i 18 e i 55 anni, per i quali sono disponibili evidenze maggiormente solide». L'autorizzazione anche in Italia, dopo il via libera di Ema (l'agenzia europea), ieri pomeriggio c'è stata, ma con una limitazione molto più rigorosa di quella pronosticata. 

Se la Germania suggerisce di non usare AstraZeneca per gli over 65, l'Aifa indica un tetto più severo a 55 anni, che rischia di annacquare il piano vaccinale. «Da Aifa una scelta pilatesca, ora il governo ci deve dire cosa fare - attacca per il Lazio l'assessore alla Salute, Alessio D'Amato - in questo modo a marzo ci troveremo con un 54enne in forma già vaccinato e protetto, e con un 80enne a rischio che ancora sta aspettando, che senso ha?». Anche il professor Pier Luigi Lopalco, che è assessore alla Sanità in Puglia, è molto perplesso: «Che significato ha scrivere è consigliabile? O si pone un divieto o altrimenti serve a poco. Chiediamo al Ministero di dare indicazioni precise, altrimenti si rischia il caos, perché magari una regione dà AstraZeneca agli ottantenni, l'altra solo ai cinquantenni». Al Ministero della Salute c'è prudenza, ma la scelta di Aifa, che in qualche modo è fotocopia di quella di Ema, ha creato malumore (eufemismo) perché in questo modo si passa la patata bollente di una scelta difficile. Ora che nero su bianco è stato scritto dall'Agenzia del farmaco che è consigliabile usare quel vaccino solo per gli under 55, al Ministero della Salute risulta difficile prendersi la responsabilità di dire no, per noi va bene anche per gli ottantenni. Allo stesso modo, però, con le forniture dei vaccini che arrivano a singhiozzo, riservando ai più anziani solo Moderna e Pfizer, si materializzerà il paradosso ipotizzato da D'Amato, con il cinquantenne che sarà protetto prima dell'ottantenne. Un rebus, anche se Nicola Magrini, direttore generale di Aifa, precisa: «Sono state fornite indicazioni per ottimizzare l'utilizzo dei vaccini». Nel vertice di ieri mattina con le Regioni il ministro Francesco Boccia ha spiegato che entro la fine di febbraio dovrebbero arrivare 4 milioni di dosi, per arrivare a un totale di oltre 6.

Siamo ancora molto lontano, comunque, dai numeri programmati. 

Aifa, nel comunicato finale, ha spiegato: «La Commissione tecnico scientifica dell'Agenzia ha confermato la valutazione dell'Ema sull'efficacia (59,5 per cento nella riduzione delle infezioni sintomatiche da Covid-19) e sul rapporto beneficio/rischio favorevole del vaccino. Abbiamo quindi una valida opzione aggiuntiva nel contrasto della pandemia, anche in considerazione della maggiore maneggevolezza d'uso di questo vaccino. Si tratta di uno strumento che rafforza la campagna vaccinale in Italia e, seppure i dati a disposizione indichino una efficacia inferiore a quella degli altri due vaccini disponibili, la comparazione tra i tre vaccini è difficile, tenuto conto delle diversità delle popolazioni studiate e della necessità di completare gli studi». 

Per quanto riguarda il nodo degli anziani Aifa, come già fatto da Ema, non ipotizza che AstraZeneca sia poco efficace, ma dice che i riscontri della sperimentazione non sono completi: «I dati degli studi registrativi del vaccino AstraZeneca mostrano un livello di incertezza nella stima di efficacia nei soggetti sopra i 55 anni, in quanto tale popolazione (nella quale tuttavia si è osservata una buona risposta anticorpale) era scarsamente rappresentata». Da questo ragionamento si arriva alle conclusioni che, inserite nell'incerto territorio del suggerimento, ha causato non poco malumore sia nei corridoi del Ministero della Salute, sia nelle Regioni: come detto, per AstraZeneca «utilizzo prefenziale» tra i 18 e i 55 anni; per Moderna e Pfizer (gli altri due vaccini autorizzati in precedenza) utilizzo «nei soggetti più anziani e/o più fragili. Per la definizione di specifiche categorie di rischio si rimanda a quanto previsto dal piano strategico per la vaccinazione anti Sars-CoV-2/Covid-19 del Ministero della Salute». 

 

Sull'intervallo di tempo tra una dose e l'altra Aifa ha rinviato la decisione, anche se nel Regno Unito si ipotizza tra le 4 e le 12 settimane. Spiega il professor Giorgio Palù, presidente dell'Aifa: «Abbiamo una ulteriore arma contro la pandemia. Altre presto se ne aggiungeranno. È auspicabile un approccio integrato tra vaccini e terapie anti Covid-19 attualmente in uso e in sperimentazione». Osserva il professor Silvio Garattini, presidente dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri: AstraZeneca garantisce «una maneggevolezza che può tradursi in un vantaggio per la vaccinazione di massa sempre tenendo conto che ha una minore efficacia degli altri due. La scelta di quale utilizzare e a chi destinarlo, è di tipo politico ed etico. Non è una scelta scientifica. I dati della scienza sono questi. Il resto lo devono stabilire i decisori politici». Ecco, in queste ore al Ministero della Salute dovranno risolvere un rompicapo molto insidioso, perché, commenta uno scienziato, «come fai, sbagli: o lasci senza vaccini per alcuni mesi gli ottantenni, o gli riservi un prodotto che secondo Aifa è meno efficace».

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