Varriale, la seconda vittima: «Ha picchiato anche me». Le chat: «Dice che se vado dalla polizia mi ammazza»

Al processo per lesioni parla la seconda donna che ha denunciato il giornalista

Enrico Varriale, la seconda vittima: «Chiese un certificato falso per dimostrare di essere stato picchiato»
Enrico Varriale, la seconda vittima: «Chiese un certificato falso per dimostrare di essere stato picchiato»
di Valentina Errante
Lunedì 15 Maggio 2023, 22:48 - Ultimo agg. 17 Maggio, 09:08
4 Minuti di Lettura

«Quello è pazzo. Bisogna fermarlo prima che ammazzi qualcuna». Si scambiavano messaggi tra loro le due presunte vittime Enrico Varriale, parti offese nei processi che vedono il giornalista sportivo imputato per stalking e lesioni. 

Ieri, davanti al giudice monocratico, in aula ha testimoniato la seconda donna che avrebbe subito violenze a pochi mesi dai fatti denunciati dalla prima, parte civile nel procedimento. E ha smentito quanto sostenuto dall’imputato in un’intervista: ossia che con la ex aveva avuto una pesante lite, che gli era costata un occhio nero: «Non aveva lividi, stava benissimo», ha detto la testimone, che aveva visto Varriale due giorni dopo i fatti denunciati dalla ex. Ma gli avvocati Fabio Lattanzi ed Ester Molinaro hanno contestato le dichiarazioni della testimone e depositato una perizia sui messaggi che Varriale e la donna si erano scambiati durante la relazione, tra i quali proprio una foto dove l’imputato ha un’ecchimosi sul viso. E ora, i legali, valutano se denunciarla per dichiarazioni false rese in aula. «L’udienza di oggi ha fatto - scrivono in una nota gli avvocati - emergere che Enrico Varriale è oggetto di false accuse. La testimone ha affermato che Varriale non ha subito alcun trauma all’occhio. La circostanza è documentalmente smentita da una foto che Varriale ha inviato alla testimone». Ma la teste dice di non avere mai ricevuto quell’immagine. 

LA TESTIMONIANZA
«Io ho appreso la notizia delle accuse dell’ex compagna di Varriale solo dai giornali», ha raccontato la testimone in aula, che ha riferito come solo due giorni dopo i presunti abusi sulla donna, il giornalista che aveva due relazioni parallele, sia arrivato da lei in Puglia.

Era l’8 agosto del 2021. «Stava benissimo, ha anche fatto il bagno a mare senza occhiali da sole. Per difendersi ha dichiarato che in realtà con la sua ex aveva avuto una colluttazione e che aveva un occhio nero. Ma è falso». Non solo, la donna ha aggiunto anche che, a posteriori, Varriale avrebbe tentato di convincerla a chiamare un medico che lei conosceva per ottenere un certificato falso che attestasse il suo stato. 

LE CHAT
E durante l’udienza di ieri è emerso anche che la seconda vittima, dopo essere stata picchiata, nel dicembre 2021, aveva contattato la prima. Raccontandole di essere al pronto soccorso del Gemelli: «Ha aggredito anche me, come un pazzo», le scriveva il 9 dicembre del 2021. Nella chat riferiva di essere al pronto soccorso del Gemelli e di aspettare l’ispettore di polizia del commissariato Ponte Milvio. «Ha detto che se lo denuncio mi ammazza», aggiungeva ancora la donna e la prima presunta vittima le manifestava la sua commozione, ma anche la sua paura: «Sei al sicuro?»

LE DUE VICENDE
Nel settembre 2021, Varriale era stato sottoposto alla misura del divieto di avvicinamento a meno di 300 metri dall’ex compagna. Nell’ordinanza il gip sottolineava: «le condotte danno conto di una personalità aggressiva e prevaricatoria, evidentemente incapace di autocontrollo». Secondo la ricostruzione del pm Daniela Cento, il 6 agosto 2021, il giornalista avrebbe sottratto il cellulare alla donna, avrebbe sbattuto la donna contro il muro, l’avrebbe presa a calci e le avrebbe anche afferrata per il collo. La lite, iniziata nell’appartamento di lui, sarebbe proseguita sul pianerottolo. Dopo pochi mesi la scena si sarebbe ripetuta con la seconda donna, che ieri, difesa dall’avvocato Teresa Manete di “Differenza donna”, ha testimoniato in aula. L’imputato avrebbe aggredito la vittima in casa sua l’8 dicembre dello stesso anno. La donna avrebbe perso i sensi e dopo essersi ripresa aveva chiamato il 112. A quel punto il giornalista sportivo l’avrebbe minacciata. Dopo questi fatti, Varriale avrebbe continuato a perseguitarla fino a febbraio, «con telefonate continue e appostamenti, tentando di contattarla da numeri anonimi, cercando di carpire notizie su di lei dai profili social e contattando i figli di lei» come scrive il pm Cento che ha chiuso le indagini.

© RIPRODUZIONE RISERVATA