Acqua alta a Venezia, da San Marco alla Fenice: bellezze sfregiate dal mare

Acqua alta a Venezia, da San Marco alla Fenice: bellezze sfregiate dal mare
di Laura Larcan
Giovedì 14 Novembre 2019, 07:32 - Ultimo agg. 10:39
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Gli occhi seguono le superfici delle pareti fino alle volte dorate della basilica di San Marco. Si scrutano con apprensione pezzo a pezzo i pavimenti con i tappeti di marmi, indugiando sulle colonne, i rivestimenti lignei, fino ai delicatissimi preziosi mosaici. Sono ore di ansia. I danni possono essere ancora invisibili in queste ore di acqua, melma, rifiuti organici. La soprintendente statale di Venezia Manuela Carpani va avanti e indietro senza sosta con le lunghe calosce per affrontare l'acqua. Amata, terribile, acqua che ha invaso tutta la Basilica. «È salata: preoccupa proprio il tempo prolungato in cui i beni artistici della Basilica sono rimasti sommersi». La violenza dell'acqua fa temere il peggio. Dice il Procuratore di San Marco Pierpaolo Campostrini: «Siamo stati a un soffio dall'apocalisse. Superato il metro e 65 centimetri l'acqua è entrata, ha allagato il pavimento e rompendo le finestre è finita nella cripta». Un pericolo: potevano crearsi problemi statici alle colonne che reggono la chiesa. Non che sia un rischio sconosciuto.

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IL FATALE PRECEDENTE
È un problema noto. «La chiesa ha una struttura di mattoni che imbevuti di acqua salata si ammalorano, mettendo a rischio la tenuta delle strutture e dei mosaici» denunciavano nel 2018 dalla Procuratoria della Basilica. All'epoca la marea aveva raggiunto i 90 centimetri dal pavimento. Per sedici ore. Stavolta l'acqua ha allagato il nartece con i suoi pavimenti marmorei, ma ha invaso anche le navate fino ad un metro e 10. La cripta è rimasta in buona parte sommersa. Danni apparentemente limitati perché non vi sono custoditi oggetti preziosi. Ma per la costruzione medievale l'acqua rappresenta un pericolo subdolo. «Resta il danno invisibile - insiste Campostrini - quello delle infiltrazioni e della risalita dell'acqua lungo le pareti. Siamo stanchi e arrabbiati». Come spiegano i tecnici, nel momento in cui l'acqua salata si ritira e la struttura muraria si asciuga, rimangono pericolosi depositi che creano spessori e distacchi. Per il critico d'arte e politico Vittorio Sgarbi: «San Marco è allo sfinimento. Alla basilica esiste un logoramento organico dei materiali che si sfarinano».
 


IL BILANCIO DEI DANNI
Il primo bilancio è pesante. Un incendio, spento nelle prime ore del mattino, ha coinvolto il museo Ca' Pesaro sede della Galleria d'Arte Moderna, con il parziale crollo di un solaio al piano terra. Allagato il Palazzo Ducale, dove sono finiti sott'acqua anche alcuni faldoni dell'archivio moderno. E sempre sott'acqua è finito il vicino Museo Napoleonico. Critico il bollettino del Palazzo delle Prigioni dove l'acqua ha coperto pavimenti e intonaci. Il Teatro della Fenice ha chiuso con lo stop della programmazione, come la Biennale chiusa per allagamenti nell'Arsenale (oggi pronta a riaprire). Allagamenti anche alla Biblioteca Marciana, a Palazzo Reale, alla basilica dei Frari, all'ex chiesa di Santa Maria Maggiore. «Ma certamente saranno state allagate tante altre chiese delle zone più basse». È il caso della vicina chiesa di San Moisè, con i banchi sommersi. Apprensione anche per il patrimonio di Murano, Burano, Torcello. Chiusi in via precauzionale Palazzo Grassi, Punta alla Dogana e tanti altri musei, da Ca' Rezzonico a Palazzo Fortuny. A seguire in tempo reale la situazione è il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini: «Al momento non si registrano problemi per il patrimonio culturale mobile delle diverse collezioni museali, archivistiche o librarie statali - dice - ma solo danni agli impianti elettrici e idraulici e alle superfici». Salvo Nastasi, il segretario generale Mibact che sta coordinando l'unità di crisi, commenta: «Teniamo sotto controllo la situazione, ma per quantificare nel dettaglio i danni dobbiamo aspettare il deflusso dell'acqua. Il problema è che già da domani e venerdì si prevede di nuovo un'ondata della marea».

I FONDI PER L'EMERGENZA
Il tema delle risorse diventa quanto mai urgente. «C'era stata una richiesta da parte della soprintendenza all'ex ministro Bonisoli lo scorso anno di 2,5 milioni di euro - precisa Nastasi - Erano destinati alla basilica per interventi su mosaici, pavimenti, coperture. Chiaro che ora questa cifra va attualizzata. Noi, soldi per l'emergenza, li abbiamo. Ma non è una questione solo della basilica. C'è molto di più su cui intervenire». I riflettori a questo punto sono puntati sulla Presidenza del Consiglio dei ministri che proclami lo stato di calamità con un emendamento che destini un fondo governativo sul patrimonio di Venezia. Intanto stamattina è in programma un sopralluogo tecnico alla Basilica di San Marco con gli esperti della Soprintendenza statale e il personale della Procuratoria per una prima valutazione del danni.
 

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