Banda dei vigili urbani ricatta i ristoratori di Roma: «Dammi i soldi o ti multo»

Banda dei vigili urbani ricatta i ristoratori di Roma: «Dammi i soldi o ti multo»
Banda dei vigili urbani ricatta i ristoratori di Roma: «Dammi i soldi o ti multo»
di Adelaide Pierucci
Giovedì 5 Settembre 2019, 09:05 - Ultimo agg. 28 Febbraio, 13:50
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Pagare piccole mazzette o ricevere multe a più zeri. Sarebbero diversi i ristoratori di Roma tra il centro, Parioli e San Lorenzo costretti ad allungare soldi a richiesta a un manipolo di vigili urbani. Quattro sono finiti iscritti nel registro degli indagati con l'accusa di concussione. È indagando su un quinto vigile, un collega del II Gruppo, già processato e condannato a 4 anni di carcere per lo stesso reato, che a piazzale Clodio si è acceso un nuovo faro su un gruppetto di agenti infedeli. Al vaglio del pm Claudia Terracina e del procuratore aggiunto Paolo Ielo una prima denuncia di un ristoratore del quartiere San Lorenzo, patron di Franco al Vicoletto e le intercettazioni effettuate subito dopo l'apertura dell'indagine.

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Nelle registrazioni sarebbero finiti sfoghi di negozianti ma anche commenti degli stessi vigili che hanno alimentato sospetti su altre richieste di denaro. Avanzate in divisa, ma anche fuori servizio. Claudio Franchini, il vigile del II gruppo Sapienza colto sul fatto lo scorso novembre mentre costringeva il proprietario di Franco al vicoletto a consegnargli 400 euro ha chiuso i conti con la giustizia con una condanna a 4 anni di carcere e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Non potrà più indossare la divisa, anche se il Campidoglio poche settimane prima aveva già provveduto al licenziamento.

Il ristoratore che ha dato il via all'inchiesta lo aveva descritto con l'aria un po' strafottente, di chi senza che nessuno glielo chieda, promette verbali aggiustati in cambio di bustarelle. Non sono valse le giustificazioni che quei soldi avuti dal ristoratore fossero un prestito. Una tesi che sarebbe appoggiata, a suo dire, proprio dalla rettitudine sempre mostrata in servizio. «Magari - si è giustificato - chi mi accusa si sarà voluto vendicare della mia pignoleria nello svolgere il mio lavoro, per i provvedimenti di multa contestati». In realtà dietro a quel versamento di 400 euro (registrato dalla polizia) ce ne sarebbe stato un altro precedente di 500 euro e sollecitato sotto una minaccia: «O si collabora, oppure si rischiano sanzioni, tipo l'ultima inflitta, di 8000 euro».

LA DIFESA
Una concussione, appunto, una richiesta di soldi con ricatto. Il funzionario di Roma Capitale anche dopo essere finito in carcere non ha mai corretto la linea difensiva. «E' vero i soldi me li ha consegnati quel ristoratore», aveva dichiarato durante l'interrogatorio di garanzia. «Ma non erano una bustarella. Era un prestito. Avevo bisogno di quei soldi per i regali di Natale. Avrei restituito la somma col prossimo stipendio. Mai presa la somma precedente». Il vigile era finito indagato anche per detenzione di sostanze stupefacenti. Nella sua abitazione gli uomini della Mobile, durante la perquisizione, avevano trovato alcune dosi di cocaina. I magistrati che indagano sul nuovo fronte di indagine ora hanno chiesto una proroga per gli ultimi accertamenti.
 

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