Domiciliato a Pachino (SR), aveva rivestito il ruolo di guida e punto di riferimento per la comunità islamica di Augusta, dove si era messo in vista per i suoi atteggiamenti ultraradicali e per i suoi contatti con altri estremisti. Arrestato il 13 agosto 2016 dal personale del Commissariato di Pachino in esecuzione di un provvedimento di carcerazione emesso dalla Procura di Siracusa per violazione delle norme sul soggiorno in territorio nazionale, era rimasto in carcere fino al 3 gennaio 2017. Dal 4 gennaio era nel Cie di Caltanissetta, dopo essere stato raggiunto da un decreto di espulsione emesso dal prefetto di Siracusa.
Secondo la Digos l'uomo farebbe parte di un sodalizio ispirato al radicalismo islamico, di fondata pericolosità. Jilani era stato monitorato anche dal Dap perchè, mentre era detenuto per violazione delle norme sul soggiorno, aveva assunto una rilevante posizione di leadership tra i detenuti di fede islamica. Durante la detenzione nel carcere di Augusta, aveva manifestato un atteggiamento di aperta opposizione nei confronti del personale della polizia penitenziaria. Il monitoraggio all'interno del carcere aveva confermato il suo ruolo di leader tra i detenuti di fede islamica e di potenziale radicalizzatore.
La polizia e l'intelligence continuano a tenere sotto controllo la zona siracusana: sia nel porto commerciale di Augusta, primo scalo d'Europa per numero di migranti arrivati dal mare per l'infiltrazione di soggetti potenzialmente pericolosi, sia sul territorio ed in particolare tra Pachino e Rosolini.
Salgono così a 136 le espulsioni di migranti per motivi di sicurezza nazionale dal 2015 ad oggi.