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Stupratori impuniti, a Roma tre processi chiusi perché gli uomini accusati di violenza sessuale erano irreperibili

Effetti della legge Cartabia: tutto si ferma e gli imputati non sanno di essere a giudizio

Stupratori impuniti, a Roma tre processi chiusi
Stupratori impuniti, a Roma tre processi chiusi
di Valeria Di Corrado
Articolo riservato agli abbonati
Sabato 4 Febbraio 2023, 08:00 - Ultimo agg. : 14:41
4 Minuti di Lettura

Tre uomini accusati di violenza di genere, tre sentenze di non luogo a procedere emesse lo stesso giorno dallo stesso giudice del Tribunale di Roma. Il processo non si può celebrare perché sono irreperibili gli imputati, accusati (a seconda delle posizioni) di tentato stupro, violenza privata, atti osceni in luoghi pubblici frequentati da minori, maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate. È uno dei tanti effetti collaterali introdotti dalla riforma firmata dall'ex ministro alla Giustizia, Marta Cartabia. Un incentivo, per gli imputati, a sparire dalla circolazione, con la certezza di restare impuniti. 

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Il primo processo chiuso senza un verdetto vedeva imputato un romeno 67 anni, Costantin Marian Saracila, accusato di aver tentato di violentare, nell'arco di quattro giorni, due giovani romane, dipendenti di un salone di bellezza della Capitale. Il 18 ottobre 2019 avrebbe afferrato per i polsi una delle due ragazze, all'epoca 24enne, spingendola contro la grata del negozio, per poi dirle: «Mi piaci molto, sono anni che non tocco una donna. Sei molto attraente, non posso farci niente. Ti voglio sc...». La vittima era riuscita a scampare allo stupro, divincolandosi dalla presa e rifugiandosi nel centro estetico. Non contento, il 22 ottobre l'uomo era tornato sul posto e aveva aggredito un'altra commessa di 33 anni durante la pausa pranzo: l'aveva afferrata sempre per i polsi e spinta contro un'auto parcheggiata. La giustificazione addotta alla sua violenza era sempre la stessa: «È tanto tempo che non tocco una donna... mi piaci». Dopo averle palpeggiato i glutei, l'estetista era riuscita a liberarsi e a scappare. Poco meno di un mese dopo, il romeno aveva assalito un'altra donna, mentre quest'ultima apriva lo sportello per salire in auto: solo l'intervento provvidenziale di un passante, aveva evitato il peggio.
Per questo Saracila, oltre al duplice tentato stupro, è accusato di violenza privata. Tutti reati aggravati dal fatto di essere sotto l'effetto di alcol. Per giunta, in quegli stessi giorni, l'uomo è stato sorpreso in tre occasioni mentre «compiva atti osceni - si legge nel capo di imputazione - in luoghi pubblici abitualmente frequentati da minori, come pub, giardini e panchine». Tutti reati rimasti impuniti, finora, perché il romeno è sparito dalla circolazione e ieri il giudice non ha potuto evitare di emettere una sentenza di non luogo a procedere. Se verrà rintracciato dalle forze dell'ordine, prima che decorrano i tempi di prescrizione, il procedimento verrà riaperto; altrimenti le tre vittime resteranno senza giustizia. 

L'altro imputato che, scomparendo dalla circolazione, è riuscito ieri a farla franca è il contitolare di un forno romano, Safet Xharraj (49 anni), accusato di tentata violenza sessuale nei confronti di una sua dipendente. Il 13 febbraio del 2019, mentre quest'ultima era andata in bagno all'interno del negozio, si era tirato giù i suoi pantaloni e aveva afferrato il polso sinistro della ragazza, causandole un trauma. «Così compiendo atti idonei diretti in modo non equivoco a consumare un rapporto sessuale - si legge nell'imputazione della Procura capitolina - Non riuscendovi per la pronta reazione della vittima».

Stesso epilogo, con il processo congelato fino a quando non verrà rintracciato, per un 44enne fiorentino, Silvio H., accusato di maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate: avrebbe picchiato, minacciato e umiliato - fino al luglio del 2020 - la sua compagna e il figlio di 11 anni di lei. «Non vali niente - le diceva - Tanto ti trovo e ti taglio tutta. Ti ammazzo se chiami l'ambulanza, comunque ti trovo e ti ammazzo». 

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Prima dell'entrata in vigore dell'articolo 420 quater del codice di procedura penale, nel caso in cui non si riusciva a notificare all'imputato gli avvisi di udienza, il processo veniva rinviato sine die, ma i termini di prescrizione si interrompevano. Invece ora, con la riforma Cartabia, «il giudice pronuncia sentenza inappellabile di non doversi procedere per mancata conoscenza della pendenza del processo da parte dell'imputato» e i termini di prescrizione continuano a correre. Il processo si può riaprire solo nel caso in cui l'imputato viene rintracciato: le forze dell'ordine hanno tempo fino a quando il reato non è prescritto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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