Due settimane dopo il passaggio dal livello di allerta da Verde a Giallo disposto dal Dipartimento di Protezione civile, sull'isola di Vulcano aumenta la paura. Il sindaco di Lipari Marco Giorgianni ha emesso un divieto di escursione nell'area craterica, e due famiglie hanno dovuto lasciare le loro abitazioni per precauzione, per via dell'intensificarsi delle esalazioni gassose. In contrada Porto Levante, infatti, diversi abitanti hanno segnalato la presenza di intensi vapori provenienti dal sottosuolo e conseguenti malori di alcuni animali domestici. Un degassamento accertato dai ricercatori dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che hanno confermato una percentuale di anidride carbonica al di sopra dei valori normali. Non c'è quindi solo l'area craterica a preoccupare ma anche zone alle pendici.
L'ordinanza sindacale di mercoledì che vieta «di scalare i 500 metri della montagna, con la sola eccezione per gli addetti dei centri di competenza per le attività di monitoraggio» è uscita quasi in contemporanea con il bollettino settimanale dell'Ingv, dove però mancano proprio gli ultimi dati ma preannunciava una instabilità geochimica.
L'Ingv stesso nell'ultimo bollettino mensile del 5 ottobre ha comunque rimarcato che «Vulcano, già in condizioni ordinarie ossia con livello di allerta Verde, presenta una certo grado di esposizione a fenomeni pericolosi quali gas tossici o asfissianti rilasciati dalle fumarole e con temperature elevate in diverse aree del cratere e di Vulcano Porto e Spiaggia di Levante, e in generale per la grande vicinanza del principale centro abitato al centro attivo di La Fossa». L'emissione di gas non avviene esclusivamente nelle zone dove ci sono fumarole ben visibili, ma anche attraverso il suolo e senza che ci siano segni evidenti, come i caratteristici depositi gialli di zolfo che si notano sul bordo craterico. Queste emissioni diffuse possono essere particolarmente insidiose proprio perché non si notano: l'anidride carbonica (Co2), più densa dell'aria, in assenza di vento tende ad accumularsi al suolo dove può raggiungere concentrazioni elevate sostituendosi all'aria respirabile, ed essendo incolore, inodore e insapore è difficilmente riconoscibile. Il rischio è che possa aumentare il rilascio di questi gas tossici che a basse concentrazioni può provocare affanno, nausea, disturbi visivi, e per concentrazioni elevate, asfissia. Tra gli scenari attesi «nel breve/medio termine» per l'Ingv ci sarebbe un «ulteriore aumento del degassamento fumarolico e diffuso; incrementi della temperatura dei gas e dei loro flussi, con variazioni della falda termale; incremento della sismicità legata alla attività idrotermale e comparsa di sismicità vulcano-tettonica; incremento delle deformazioni; movimenti di versante; improvvisi fenomeni esplosivi impulsivi quali esplosioni freatiche».