Whirlpool, nuovo presidio a Roma: «Prorogare il blocco dei licenziamenti»

Whirlpool, nuovo presidio a Roma: «Prorogare il blocco dei licenziamenti»
Giovedì 27 Maggio 2021, 11:28 - Ultimo agg. 18:47
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È partito alle 10,30 a Roma in Piazza Santi Apostoli il presidio dei lavoratori della Whirlpool di Napoli, affiancati da delegazioni provenienti da tutti gli stabilimenti italiani del gruppo.

Giunti in treno dalle prime ore della giornata le centinaia di lavoratrici e lavoratori - che indossano magliette con la scritta siamo ancora qua - affollano la piazza sventolando le bandiere dei sindacati confederali sotto lo slogan Napoli non molla.

Una volontà che si scontra con la determinazione di Whirlpool che sembra non indietreggiare sulla chiusura dello stabilimento di Napoli: e con lo sblocco dei licenziamenti, osservano i sindacati, dal 1 luglio rischiano il posto di lavoro 350 persone nella sola azienda e centinaia nell'indotto. Un'ecatombe occupazionale che ha portato Fim Uilm e Fiom a chiamare in piazza quest'oggi esponenti politici dei partiti e delle Istituzioni. Al presidio sono già presenti l'esponente di Articolo Uno Guglielmo Epifani e il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni mentre, si apprende da fonti sindacali, sono attesi Gianluca Cantalamessa (Lega) e Sergio Romagnoli (M5S).

Sono poi previsti dal palco gli interventi di Massimiliano Nobis, segretario nazionale Fim, Barbara Tibaldi, segretaria nazionale Fiom e Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm. Tutti uniti per chiedere un piano industriale e una prospettiva occupazionale per Whirlpool.

«Chiediamo di prorogare il blocco dei licenziamenti, quando meno per settori mirati, per le vertenze aperte al Mise e chiediamo un provvedimento che nel medio e lungo periodo incentivi le aziende che investono in italia e penalizzi chi delocalizza all'estero». Lo afferma Gianluca Ficco di Uilm nel corso della manifestazione che, avverte, «ha già minacciato di aprire una procedura di licenziamento collettivo per i 350 nello stabilimento e poi c'è l'indotto» Alle forze politiche «chiediamo di schierarsi con i lavoratori senza se e senza ma» perché in un momento di ripresa della produzione è «Inaccettabile decisione di chiudere Napoli». 

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«Con lo sblocco dei licenziamenti rischiamo il disastro», ha detto la Tibaldi prima dell'inizio del sit in. «Chiediamo nell'immediato di prorogare il blocco dei licenziamenti almeno per le vertenze aperte al Mise e nel medio-lungo periodo incentivare le aziende che reinvestono in Italia, penalizzando chi delocalizza» ha poi affermato Ficco (Uilm).

«Questi lavoratori - spiega Tibaldi- sono soltanto i primi che saranno costretti a scendere in piazza perché con la fine del blocco dei licenziamenti,senza politiche industriali, senza una riforma degli ammortizzatori sociali, per questa gente si prepara il disastro, determinato da aziende che chiedono solo d guadagnare di più». Lo afferma Barbara Tibaldi di Fiom Cgil. Sono un centinaio quelli arrivati in piazza Santissimi Apostoli urlando «vergogna!» E « Napoli non molla!». «L'azienda non indietreggia le multinazionali non indietreggiano, rischiamo il disastro», aggiunge. «Oggi ci rivolgiamo alle forze politiche per sapere se questo parlamento è fatto da una sola persona o da più persone che collettivamente rispondono». 

«Non possiamo consentire che Whirlpool pieghi lo Stato italiano. Un piano industriale senza Napoli non è piano industriale» ha detto l'ex ministro per il Sud Giuseppe Provenzano nel corso del presidio Whirlpool. «Dobbiamo chiedere al ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti di riaprire il tavolo con l'azienda. Chi si è rimangiato patto con Italia non deve pensare neanche di poter mandare lettere di licenziamento», dice poi Provenzano. «Non bisogna far balenare a Napoli il fantasma di Termini Imerese», conclude Provenzano

«Oggi sono scesi in piazza a Roma i lavoratori della Whirpool di Napoli, la cui crisi aziendale si trascina ormai da tempo senza soluzione. Lo stabilimento di via Argine a Napoli coinvolge circa 320 persone più l'indotto e, a maggior ragione in questa fase più complessa, la situazione rischia di trasformarsi in una bomba sociale. Chiudere lo stabilimento napoletano significa scaraventare nella povertà centinaia di famiglia e desertificare ancora un pezzo di Mezzogiorno, proprio mentre si discute di come rilanciare il Sud. La politica deve assumersi la responsabilità di fornire risposte operative. Non è accettabile che ci siano aziende che arrivano in Italia con un piano industriale, salvo poi rinnegarlo per trasferirsi in Paesi in cui manodopera e costo del lavoro sono più bassi. Ma ora non è il tempo delle accuse, ma quello di assicurare risposte immediate ai lavoratori. Per loro è questione di sopravvivenza. Per questo un'ipotesi potrebbe essere quella di prorogare il blocco dei licenziamenti per quelle aziende coinvolte in tavoli di crisi aperti presso il Ministero dello Sviluppo Economico (Mise). Non è accettabile abbandonare queste persone, senza assicurare loro uno minima prospettiva». Lo dichiara l'europarlamentare del Partito Democratico Pina Picierno. 

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