La curva dei contagi scende, sia pure lievemente, ma ormai appare una costante: le Regioni che restano in fascia gialla pagano il conto, lo abbiamo visto ad esempio nel Lazio e in Veneto, che fatalmente sono finite nella classificazione un gradino più severa, l'arancione, perché i casi positivi sono aumentati. Chi invece si trova in rosso ha effetti benefici, perché abbassa drasticamente l'avanzata dei contagi. Due casi su tutti: la Toscana e la Campania a novembre. Paradossalmente la Lombardia, che ha trascorso una settimana con le limitazioni più severe causate dalla fascia rossa solo perché la Regione aveva comunicato in modo inesatto i numeri all'Istituto superiore di sanità, ora potrà beneficiare - in termini prettamente epidemiologici - degli effetti di quell'errore.
In ultima analisi, c'era grande timore delle conseguenze del periodo delle feste (tra il 24 dicembre e il 6 gennaio), ma a tre settimane dalla conclusione di quel periodo lo si può affermare con certezza: non c'è stato un incremento dei contagi perché gran parte dei giorni del periodo festivo erano rossi o arancioni in tutta Italia.
Lazio e Veneto, che all'epoca dello studio erano gialle, hanno avuto due andamenti differenti: il Lazio simile a quello delle regioni in arancione, il Veneto «non ha mai osservato un declino dei contagi».
Dal punto di vista del principio generale, spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, «applicare misure restrittive differenti in relazione alla diffusione del contagio può funzionare, ma alcuni parametri sono da rivedere. Per esempio, la durata di due settimane all'interno di un colore è breve per la stabilizzazione dei contagi. Alcune misure, poi, producono pochissimi effetti. Le zone gialle hanno un impatto molto modesto». Il problema in realtà è che, «dopo un anno abbiamo sempre gli stessi dati generici. E così, purtroppo, invece di tenere conto di numerose variabili, si applicano ancora oggi misure che sono uguali per tutti e senza nessuna differenziazione, con la conseguenza che l'epidemia non si controlla, ma il danno economico c'è comunque». Resta un problema di fondo: il sistema dei colori ad oggi ha limitato i danni, ma comunque l'Italia viaggia sempre attorno ai 10mila casi giornalieri. All'orizzonte c'è l'incognita della diffusione di nuove varianti, che si trasmettono in modo molto più veloce e stanno mettendo in crisi Paesi vicini a noi, come Spagna, Portogallo, Germania e il Regno Unito. Se anche in Italia dovesse succedere lo stesso, il sistema dei colori potrebbe saltare perché insufficiente.