11 settembre 2001, venti anni fa l'attacco all'America: quella volta che il mondo si è fermato

11 settembre 2001, venti anni fa l'attacco all'America: quella volta che il mondo si è fermato
di Luca Marfé
Sabato 11 Settembre 2021, 07:00 - Ultimo agg. 12 Settembre, 08:02
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Quella volta che il mondo si è fermato.
Quella volta di vent’anni esatti fa, che nessuno mai avrebbe mai più dimenticato.

11 settembre 2001: l’America tradita, trafitta, colpita a morte al cuore di una Manhattan che però non muore.
Ma che crolla e che sprofonda, assieme alle sue Torri che cedono e che si spezzano, come le due gambe di un gigante agonizzante, sulle ginocchia prima, e faccia a terra poi.

L’America invincibile che scopre invece la paura.

Già mista alla sete di vendetta.

2.977 morti innocenti. Non vale neanche la pena di ricordare il numero dei mostri attentatori. 

Dall’altra parte della Storia, il coraggio degli eroi. Dei Vigili del Fuoco che in cima salgono, mentre i corpi più o meno carbonizzati dalle scale scendono, o addirittura nel vuoto si lanciano.

L’orgoglio di una Nazione intera che di orgoglio da sempre vive, ma che all’improvviso è chiamata a uno sforzo più grande, persino più grande di sé.

Tutta un’apocalisse, tutta insieme. Fino alla rabbia della reazione.

Una furia bipartisan a sostegno dell’allora presidente George W. Bush.
Con un uomo nel mirino che diventerà una guerra. Anzi due. Anzi ancora: la più lunga.
Osama Bin Laden, l’Afghanistan, l’Iraq. 

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Una storia mai completamente scritta, ma almeno mille volte riletta. Con lo sceicco del terrore stanato e ammazzato giusto a metà tra l’inizio e la fine, peraltro altrove, in Pakistan. È il 2 maggio del 2011, il diavolo muore, ma tra Kabul e dintorni si resta altri dieci anni. Con la fretta malcelata e addirittura plateale di andarsene. Perché via volevano andarsene Obama e Trump, ma alla fine lo fa Biden. E lo fa nel peggiore dei modi, nella maniera più scomposta, coi talebani che ritornano, e col ghigno di Xi e di Putin alla finestra. Ma lo fa e riporta i ragazzi a casa, in una partita a scacchi finalmente chiusa, anche se assai più persa che affatto vinta.

Quella volta che il mondo si è fermato.
Quella volta che ci ricorderemo tutti, sempre, chi eravamo prima e chi saremo diventati poi, dove eravamo, preda di quali paure, già nostalgici di ricordi di colpo in frantumi, oramai rotti in speranze disperate per non poter sognare altri ricordi più.

11 settembre 2021: l’America c’è ancora, ma non è né sarà mai più la stessa.

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