La Grande Eurasia di Putin e Xi Jinping

La Grande Eurasia di Putin e Xi Jinping
di Erminia Voccia
Giovedì 13 Settembre 2018, 20:28
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La foto che descriveva meglio lo stato dei rapporti tra i membri del G7 vedeva Trump seduto al tavolo in atteggiamento di sfida verso Merkel e verso gli altri leader mondiali. Escluso dal summit in Canada, Putin nelle stesse ore sfoggiava una grande intesa con il presidente cinese Xi Jinping al meeting della Shanghai Cooperation Organization (SCO), organizzazione di cui fanno parte la Repubblica Popolare Cinese e la Federazione Russa. La foto che questa volta ha conquistato l'attenzione di tutti i giornali del mondo ha immortalato Xi e Putin in grembiule blu intenti nella preparazione di una variante russa di frittelle al caviale; l'altra li vede brindare con la vodka agli accordi raggiunti durante il vertice dell'Eastern Economic Forum (EEF) dell'11 settembre a Vladivostok.

Il summit ha segnato un passo in avanti verso la costruzione di legami più profondi tra i due Paesi ed è stata anche la prima volta che un capo di Stato cinese abbia preso parte all'appuntamento annuale che dal 2015 si tiene nella città russa. La partnership russo-cinese riguarda progetti di investimento dal valore superiore a 100 miliardi di dollari. I patti siglati a Vladivostok investono il campo dell'agricoltura, dell'industria high-tech e della finanza, ma Russia e Cina hanno anche rafforzato la fiducia reciproca necessaria a futuri accordi politici e militari.

«Il 2018 è stato l'anno della cooperazione regionale tra Russia e Cina. L'EEF è diventato un altro meccanismo per promuovere la cooperazione regionale», queste le parole dell'ambasciatore cinese in Russia riprese dal quotidiano di Pechino The Gloabl Times.



L'obiettivo è fare dell'Eurasia una grande macroregione integrata sotto il profilo geoeconomico e strategico. Uno spazio collegato da una grande rete di infrastrutture su cui transiterebbero persone e merci. Un doppio asse, tra est e ovest e tra nord e sud, che collegherebbe la Russia, la Cina, il Giappone, il Vietnam e le due Coree.

Uno dei progetti maggiori su cui si punterà è la costruzione di una linea ferroviaria inter-coreana che attraverserebbe la penisola per arrivare a connettersi alla Transiberiana. Già da un anno la Russia e le due Coree sarebbero d'accordo a mettere in piedi una collaborazione di tipo commerciale che permetterebbe anche l'integrazione economica di Pyongyang e che avrebbe un effetto positivo sulla pacificazione della penisola. In questa direzione, inoltre, sembrano andare i negoziati in corso tra il presidente sudcoreano Moon Jae in e il leader nordcoreano Kim Jong un.

La questione che ha dominato il confronto di Vladivostok è stata però l'interconnessione tra Le Nuove Vie della Seta, il grande progetto di infrastrutture cinese che unisce la Cina all'Europa e all'Africa, e L'Unione economica eurasiatica tra Bielorussia, Kazakistan, Armenia, Kirghizistan e appunto Russia. Gli accordi riguardano anche l'aspetto energetico, entro dicembre del 2019 dovrebbe entrare in funzione il gasdotto che porterà il gas della Siberia fino al confine russo-cinese. Oltre 2000 chilometri di condutture sono già stati impiantati. Putin e Xi hanno anche deciso di aumentare il commercio bilaterale in yuan e rubli in modo da boicottare il dollaro, senz'altro una risposta alla guerra dei dazi di Trump e alle sanzioni internazionali contro la Russia. Il volume degli scambi tra Cina e Russia nel 2017 è stato pari a 87miliardi di dollari, che aumenteranno negli anni a venire.



Quello di Xi e di Putin è uno sforzo che ha l'ambizione di accrescere la cooperazione tra i Paesi dell'ASEAN, l'organizzazione economica e culturale tra i Paesi del Sud- est asiatico, e i BRICS plus, a dimostrazione che il multilateralismo è tutt'altro che finito. Uno sforzo che cambierebbe il volto non solo agli assetti euroasiatici ma anche a quelli mondiali.
 
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