Patto tra Ue e Giappone, la mossa di Abe nuovo difensore della globalizzazione

Da sinistra: il premier giapponese Abe, il presidente del Consiglio europeo Tusk e il presidente della Commissione Ue Juncker
Da sinistra: il premier giapponese Abe, il presidente del Consiglio europeo Tusk e il presidente della Commissione Ue Juncker
di Erminia Voccia
Mercoledì 18 Luglio 2018, 18:04 - Ultimo agg. 20:25
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«Un messaggio chiaro e forte contro il protezionismo», così i leader di Unione Europea e Giappone hanno definito l'accordo di libero scambio firmato il 17 luglio a Tokyo. Il patto mira a incoraggiare gli scambi commerciali eliminando le tariffe su molti prodotti proprio quando le misure protezionistiche decise dal presidente americano Donald Trump contro Cina e Unione Europea stanno mettendo seriamente a rischio la solidità dell'alleanza atlantica e il libero commercio globale. L'accordo riguarderà beni per un valore complessivo pari al 30% del prodotto interno lordo mondiale e avrà conseguenze su quasi 600 milioni di persone che vivono in 29 Paesi. Come ha spiegato il presidente del Consiglio europeo Tusk, l'accordo è «un atto di enorme importanza strategica per l'ordine mondiale e insieme un segnale contro chi cerca di mettere in discussione quest'ordine».

Mentre appaiono ancora molto vaghi i termini dell'uscita della Gran Bretagna dall'Unione, l'intesa raggiunta con il Giappone è certamente un successo diplomatico per Bruxelles. Secondo le stime europee, almeno 600 mila posti di lavoro nel vecchio continente dipendono in maniera diretta dagli scambi con l'arcipelago nipponico. Tra le conseguenze maggiori previste dall'accordo ci sarebbero un più ampio accesso ai progetti infrastrutturali giapponesi, in particolare per le linee ferroviarie, l'aumento delle vendite nel settore chimico e una grande spinta alle esportazioni di prodotti agricoli. Le tariffe su vino, formaggio e maiale saranno eliminate del tutto e quelle sulle automobili made in Japan, adesso intorno al 10%, saranno gradualmente abbassate fino al livello zero. Nonostante questi benefici, il valore simbolico della cerimonia che si è tenuta nella capitale giapponese per la stipula ufficiale supera la portata dell'accordo intesa in senso strettamente economico, almeno per il momento. Le riduzioni delle tasse su tanti prodotti non scatteranno immediatamente. Per esempio, le tariffe su pasta e cioccolato cadranno dopo 10 anni, mentre quelle su grana e carne bovina entreranno in vigore dopo 15 anni.

L'accordo permette però al premier Shinzo Abe di porsi come difensore della globalizzazione e allo stesso tempo di recuperare terreno in Europa rispetto ai suoi vicini asiatici. La Corea del Sud ha infatti un accordo di libero scambio con l'Ue già dal 2015. Inoltre, il patto con l'Europa è una chiara risposta di Tokyo al ritiro degli Stati Uniti dal TPP, l'accordo di libero commercio tra le economie più influenti del Pacifico, che ha segnato un duro colpo per l'economia nipponica. I dazi imposti da Trump a marzo 2018 sull'acciaio e sull'alluminio hanno ulteriormente complicato i rapporti tra gli Usa e il loro maggiore alleato in Asia, che cerca così una sponda sul fronte europeo.

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