Kathy Gillcrist aveva sempre saputo che era stata adottata alla nascita, nel 1957. Tuttavia non era curiosa di scoprire chi erano i suoi genitori naturali: «I miei genitori adottivi mi hanno amato, la nostra famiglia era felice, non vedevo nessuna ragione per disturbare quell'equilibrio». Solo nel 2017, oramai 60enne e in pensione dal suo lavoro di insegnante di inglese, Kathy ha cominciato a provare una certa curiosità, più che altro nella speranza di scoprire se aveva fratelli o sorelle. E si è messa a fare ricerche con il proprio Dna.
Kathy Gillcrist, who was adopted as a baby, learned after a DNA test that her biological father is accused of brutally murdering his wife and three children in 1976. https://t.co/2FcLlVB5hX
— FOX 4 NEWS (@FOX4) March 9, 2021
Ha subito rintracciato una cugina, Susan Gillmor, che a sua volta l'ha aiutata nella ricerca genetica sul web.
William Bradford Bishop Jr era un pilota che lavorava per il Dipartimento di Stato. Parlava cinque lingue, incluso l'italiano, ed era anche stato dislocato in Italia per lavoro varie volte. L'Fbi, che lo ha incluso nella lista dei dieci ricercati più pericolosi, ha seguito le sue tracce decine di volte in Europa, e la figlia è convinta che sia ancora vivo: «Conosceva l'Europa, aveva i mezzi e l'abilità per ritornarci e crearsi una nuova identità là». Oggi Bradford avrebbe 84 anni. L'agente che indagò sui suoi omicidi, Charles Adams, ricorda quanto fu difficile lavorare all'omicidio: «Prendere a martellate la testa e il volto dei tuoi figli che stanno dormendo è un atto di incredibile brutalità». Dopo gli omicidi, Bradford guidò per 300 chilometri, dal Maryland alla Carolina del nord, per andare a seppellire i corpi nei boschi del parco nazionale delle Smoky Mountains, dove la polizia ritrovò la sua auto, abbandonata, ma nessuna traccia di lui. L'uomo, si scoprì durante l'inchiesta, aveva molti problemi psicologici, aveva un carattere violento, soffriva di insonnia perenne, ansia e depressione e assumeva farmaci molto pesanti. In quei giorni del 1976 era stato scavalcato per una promozione e probabilmente lo sgarbo professionale lo aveva fatto precipitare nella spirale violenta.
Nel libro It's in my Genes Kathy Gillcrist nota che anche lei soffre di insonnia e ansia, e sottolinea le somiglianze forti fra il volto del padre e il suo. Kathy rivela come la cugina le comunicò di aver scoperto l'identità del padre. «È famoso?» le chiese lei. E la cugina: «Uhm... in un certo senso sì». Susan non le dette informazioni, si limitò a farle il nome e a suggerirle: «Fa' una ricerca con Google». E Kathy capì subito: «Certo che era famoso! Era un mass murderer!» Nel libro, Kathy non rivela il vero nome della madre e dei suoi fratelli e sorelle: «Sono persone dolci e cortesi e hanno diritto alla loro privacy».