«L'esercito afghano farà flop». Il dossier ignorato da Biden che adesso crolla nei sondaggi

«L'esercito afghano farà flop». Il dossier ignorato da Biden che adesso crolla nei sondaggi
«L'esercito afghano farà flop». Il dossier ignorato da Biden che adesso crolla nei sondaggi
di Anna Guaita
Mercoledì 18 Agosto 2021, 06:37 - Ultimo agg. 19 Agosto, 10:04
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Siria, Libia, Egitto, Palestina, Iraq, Arabia Saudita e ora anche Afghanistan. Tutti questi Stati del Medio Oriente hanno in comune un'unica cosa, il disimpegno americano. Oramai da anni sia presidenti democratici che repubblicani hanno tentato di cavare le gambe da una regione percepita come un'immensa distesa di sabbie mobili nelle quali il potere forte delle armi si rivela fallimentare. L'uscita di Biden dall'Afghanistan è in realtà la conseguenza di una manovra cominciata dal suo predecessore repubblicano Donald Trump, anche se nei libri di storia l'ultimo caotico capitolo di una guerra «corrotta e insostenibile» - per usare le parole di un rapporto reso noto lunedì sera dallo Special Inspector General for Afghanistan Reconstruction - apparterrà per sempre a Biden.

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Per di più il presidente ha perso credibilità perché si scopre che all'inizio di luglio, mentre assicurava che l'esercito governativo afghano avrebbe saputo resistere ai talebani, nella realtà la stessa intelligence Usa lo aveva informato di aver perso fiducia sulle capacità delle forze armate afghane.

Il buon nome di Biden adesso dipende da come si svolgeranno le operazioni di salvataggio, e se attraverso la diplomazia internazionale si potrà ottenere che i talebani non infliggano al paese un regime di terrore. Ma intanto il ritiro dall'Afghanistan, il disimpegno dal negoziato di pace israelo-palestinese, l'imminente smantellamento delle batterie di missili Patriot dall'Arabia Saudita, e la conclusione del ritiro dall'Iraq entro la fine dell'anno, hanno scatenato il mondo degli esperti, che cercano di capire dove si stia spostando la politica estera Usa e che cosa succederà nel Medio Oriente quando non ci saranno più i Marines.

 

POSIZIONI OPPOSTE

Think tank di fama si schierano su posizioni opposte. Il Wilson Center ad esempio nota che dove gli Usa si siano ritirati, ad esempio in Siria e in Libia, la Russia ha subito allargato la propria influenza, e guarda caso la sua ambasciata a Kabul rimane tranquillamente aperta, come quella cinese peraltro. L'Atlantic Council lamenta che gli alleati si sentiranno abbandonati, che apriranno le porte ai russi e alla Cina, e che gli Usa perderanno sia mercati sia l'opportunità di combattere per i diritti civili. Ma Defense Priorities ricorda che la storia ha insegnato che i diritti civili vengono meglio difesi e caldeggiati attraverso il «potere morbido» della diplomazia, anziché quello «forte» dei militari. Il politologo Geoff LaMear fa notare come gli Accordi di Abramo, uno dei successi dell'Amministrazine Trump, siano venuti non «sulla punta di un fucile», ma grazie all'abilità degli americani di far confluire «le affinità dei Paesi coinvolti».

 

Diffusa è comunque la convinzione che Biden sia deciso a seguire il tracciato che Obama aveva cominciato, di spostarsi verso il palcoscenico dell'Estremo Oriente, per rafforzare le alleanze con Paesi come il Giappone, la Corea, il Vietnam, la Tailandia, l'Indonesia, nel tentativo di impedire la creazione di un'area orientale a totale dominio Cinese, come successe con l'Unione Sovietica nell'Europa dell'est durante la Guerra Fredda. Il pivot di Obama venne bruscamente interrotto dall'esplosione dell'Isis, e dalla necessità di riportare le truppe americane in Iraq. Ma lo stesso Trump aveva poi avvertito la necessità di sganciarsi dal Medio Oriente, tanto che ha abbandonato gli alleati curdi in Siria, e ha finalizzato l'accordo di ritiro delle truppe dall'Afghanistan e dall'Iraq. Adesso dovremo vedere quanto e se il pivot di Biden riuscirà e riceverà il plauso dei suoi elettori. Il ritiro dall'Afghanistan era un progetto gradito a quasi il 70 per cento degli americani, quando venne annunciato. Ma quell'approvazione è adesso precipitata di venti punti. Il 49% degli americani ha cambiato opinione e pensa che non si doveva gettare la spugna e il 51% disapprova l'operato del presidente.

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