La questione Afghanistan ha radici molto lontane, che risalgono almeno agli anni Settanta. Ma è nell'ultimo ventennio che conflitti e ribaltamenti politici si sono rivelati fondamentali per le sorti dello scacchiere mondiale. Proviamo a ripercorrerne le tappe principali.
Gennaio 2000, un aereo indiano viene dirottato a Kandahar.
Il 13 marzo del 2000, un giornale indiano rivela che il terrorista di alQaeda Osama bin-Laden, ospitato dai talebani, sarebbe gravemente malato. Nell'aprile dello stesso anno, le forze di opposizione al governo dei talebani tentano di ricostituire l'alleanza del nord in funzione antitalebani. I generali Dostum, Massud e Malik si incontrano grazie alla mediazione dell'Iran. A maggio, però, i talebani lanciano un'offensiva a largo raggio contro le forze dell'opposizione afghana. La ripresa dei combattimenti interrompe il piano di scambio di quattromila prigionieri approvato nei mesi precedenti e un preventivato incontro per i colloqui multilaterali di pace, patrocinati entrambi dall'organizzazione della conferenza islamica. Secondo i dati Onu la produzione di oppio in Afghanistan ha raggiunto cifre record, superiori alle 4800 tonnellate.
11 luglio 2000, attentato a Kabul contro l'ambasciata pakistana. Altre cinque bombe esplodono nella capitale, danneggiando il ministero dell'informazione, un deposito di carburante e un albergo del centro. Il 13 luglio Massud lancia una controffensiva militare, ma la reazione dei talebani si dimostra più efficace del previsto. L'ex presidente Rabbani lamenta lo scarso sostegno all'alleanza antitalebani da parte della comunità internazionale. A settembre, anche la diplomazia italiana tenta una mediazione tra l'alleanza del nord e i talebani e si impegna a devolvere un fondo di quattro milioni di dollari da destinare a progetti di sviluppo su entrambi i fronti. Dopo una lunga opera di mediazione compiuta dall'inviato speciale dell'Onu in Afghanistan, Francisc Vendrell, i talebani e l'opposizione dell'alleanza del nord firmano un impegno a partecipare entro dicembre a una serie di colloqui di pace indiretti. Il 21 novembre, tuttavia, Stati Uniti e Russia chiedono l'inasprimento delle sanzioni contro i talebani. Le organizzazioni umanitarie mettono in guardia le nazioni unite dai rischi dell'imposizione di ulteriori sanzioni, che causerebbero soltanto maggiori sofferenze alla popolazione civile già duramente provata. Un mese dopo, infatti, i talebani minacciano di boicottare i previsti colloqui di pace, così il consiglio di sicurezza dell'Onu adotta una risoluzione, sostenuta principalmente da Stati Uniti, Russia e India, per l'inasprimento delle sanzioni contro l'Afghanistan se i talebani non consegneranno entro trenta giorni Osama bin-Laden, non smobiliteranno i campi di addestramento per i terroristi islamici e non cesseranno ogni commercio illegale di sostanze stupefacenti.
Il 19 gennaio del 2001, entrano in vigore le nuove sanzioni dell'Onu contro il regime dei taliban. Ha inizio un anno di terribili violenze e inaccettttabili deturpazioni territoriali. A febbraio i taliban massacrano oltre 500 civili nell'assalto di Yakawlang e capolavori dell'arte ellenistico-orientale fiorita nel paese prima dell'islamismo, come i Buddha di Bamiyan, vengono distrutti. La polizia religiosa chiude a Kabul le panetterie del Programma alimentare mondiale, dove lavorano donne. A maggio diventa legge l'ordinanza che impone agli indù di portare sugli abiti un segno distintivo.
La storia racconta che il gruppo estremista ha controllato il paese tra il 1996 e il 2001, fino all’invasione statunitense decisa a seguito degli attacchi terroristici a New York e Washington dell’11 settembre 2001. Si voleva scovare i vertici di al Qaeda, gruppo ritenuto responsabile, al quale i talebani offrivano protezione. In Afghanistan dunque gli Stati Uniti hanno combattuto una guerra di 20 anni, iniziata proprio con il rovesciamento del regime talebano, nell’ottobre del 2001. Nell’ultimo anno, dopo che il governo statunitense aveva annunciato il ritiro delle proprie truppe dal paese, i talebani sono riusciti a prendere il controllo di circa la metà dei quattrocento distretti in cui è diviso l’Afghanistan, consolidando la propria presenza soprattutto nelle zone rurali. Nelle ultime settimane hanno iniziato a puntare anche alle città: hanno aumentato la pressione su Mazar-i-Sharif, nel nord, dove fino a non molto tempo fa, era impensabile una presenza così forte da parte dei talebani. 1 marzo 2003, il segretario alla difesa Donald Rumsfeld dichiara la "fine dei combattimenti".
Nello stesso anno la Loya Jirga con 502 delegati prepara una nuova costituzione afgana. Nell'ottobre del 2004, Hamid Karzai vince le elezioni ed è proclamato presidente della repubblica islamica dell'Afghanistan. Nel 2009 Karzai viene confermato per un secondo mandato. Nel 2005, però, i talebani insorgono dopo la decisione del Pakistan di collocare 80.000 soldati al confine della linea Durand con l'Afghanistan. Luglio 2006 è l'estate degli insurgents: si moltiplicano gli attacchi suicidi e gli attentati con mine stradali.
Maggio 2009 il Pentagono nomina capo delle operazioni militari il generale Stanley McChrystal, che teorizza la necessità di ridurre i "danni collaterali", cioè le vittime civili. A dicembre 2009 il presidente degli Stati Uniti Barack Obama invia altri soldati statunitensi in Afghanistan. In totale le truppe internazionali sono 150mila.
A maggio 2011, in un raid ad Abbottabad, in Pakistan, le truppe speciali Usa uccidono Osama bin Laden, operazione autorizzata da Obama. Le forze afgane nel giugno 2013 - L'Isaf trasferisce la responsabilità della sicurezza alle forze afgane.
Il 21 dicembre 2014 Ashraf Ghani e il rivale Abdullah Abdullah si accordano per dividere i ruoli nell'amministrazione dell'Afghanistan.
Nell'agosto del 2017, Donald Trump rende pubblica l'intenzione di ritirare le truppe il prima possibile. L'anno successivo i talebani e i delegati Usa avviano trattative di pace ad alto livello a Doha, in Qatar.
2020. In molti paesi le conseguenze della diffusione del virus e delle misure adottate per il contenimento della sua diffusione hanno esacerbato le divisioni socio-economiche e favorito differenze già presenti tra gruppi etnici e religiosi, creando nuove minoranze e esasperando i preesistenti problemi del sistema sanitario o economico, ma anche all’impatto che la pandemia ha ad esempio avuto sul settore della sicurezza e dell’amministrazione della giustizia, con inevitabili pesanti negativi effetti su rispetto dei diritti dell’uomo. Ecco che se da un lato è cresciuta l’insicurezza ed è diminuita la possibilità di veder garantiti i propri diritti, da un altro lato si è spesso creato un vuoto di potere che ha permesso ad alcuni, tra cui gruppi criminali e terroristi, di occupare tali spazi e fornire quei “servizi” che il sistema statale non riusciva più a garantire, accaparrandosi così le simpatie di parte della popolazione.
Aprile 2021 le forze dell'alleanza annunciano il proprio ritiro. Pesenti, ad Agosto, solo le forze necessarie all'evacuazione del personale americano, in concomitanza con una generale offensiva talebana a cui l'esercito afgano ha posto poca o nulla resistenza, causando la sua definitiva capitolazione solo una settimana dopo l'inizio dell'offensiva sulla capitale. I talebani conquistarono in breve tempo molte città principali del paese, incluse Konduz, Ghazni, Kandahar, Lashkar Gah e Mazar-i Sharif. Il 15 agosto 2021 i talebani sono entrati nella capitale Kabul, assumendo, così, il governo del paese.
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