Alba Dorata, condanne pesanti per i leader del partito neonazi: 13 anni a Michaloliakos

Alba Dorata, condanne pesanti per i leader del partito neonazi: 13 anni a Michaloliakos
Alba Dorata, condanne pesanti per i leader del partito neonazi: 13 anni a Michaloliakos
Mercoledì 14 Ottobre 2020, 12:57 - Ultimo agg. 17:25
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Il verdetto della Corte d'Appello di Atene, pochi giorni fa, aveva sancito che Alba Dorata, il partito neonazista greco, non era altro che una banda criminale, dedita a violenze e intimidazioni contro immigrati e militanti di sinistra, nonché responsabile di un omicidio. E oggi le sentenze dello stesso tribunale hanno inflitto pene detentive pesanti: Nikos Michaloliakos, fondatore e leader, è stato condannato a 13 anni di reclusione assieme ai vertici di Chrysì Avgì. Mentre il militante neonazista Giorgos Roupakias, che nel 2013 uccise il rapper antifascista Pavlos Fyssas a Keratsini, nei pressi del Pireo, dovrà scontare l'ergastolo. 

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Oltre al 62enne fondatore, un matematico ammiratore di Hitler che nel 2015 portò la formazione ad essere il terzo partito greco, sono stati condannati a 13 anni l'europarlamentare Ioannis Lagos (per lui ci vorrà l'autorizzazione all'arresto del Parlamento europeo), il vicepresidente del partito Christos Pappas e l'ex portavoce Ilias Kassidiaris, tra gli altri.

Altri 50 imputati sono stati condannati a pene minori per partecipazione a organizzazione criminale, aggressione e possesso illegale di armi. Condannata anche la moglie di Michaloliakos, Eleni Zaroulia, ex parlamentare di Alba Dorata. Il padre di Fyssas, che aveva 34 anni quando fu assassinato a coltellate, ha detto che le sentenze sono state troppo leggere: «Dovevano prendere vent'anni. Non sono soddisfatto», ha dichiarato.

I giudici devono ora decidere quali imputati hanno diritto alla sospensione della pena, in attesa di appello. La sentenza mette comunque definitivamente fine alla parabola criminale di Alba Dorata, i cui militanti vestiti di nero solo qualche anno fa pattugliavano le strade di Atene ed altre città in cerca di bersagli, mentre distribuivano aiuti alimentari ai soli cittadini greci. La parabola politica, aiutata dalla terribile crisi economica che ha schiacciato la Grecia, era invece già finita nel 2019, quando il partito - già travolto dalle inchieste - non è riuscito a far entrare neanche un deputato al Parlamento di Atene. Nei giorni che hanno preceduto il verdetto di colpevolezza - pronunciato il 7 ottobre - la società civile greca si era mobilitata per chiedere che i neonazisti non la facessero franca. Davanti alla Corte d'Appello si erano radunate migliaia di persone gridando lo slogan 'Non sono innocenti. I nazisti in carcere!'.

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