Alessia Piperno è nel carcere di Evin a Teheran: quel viaggio in Kurdistan e il racconto della paura nell'ostello

Alessia Piperno è nel carcere di Evin a Teheran: quel viaggio in Kurdistan e il racconto della paura nell'ostello
Alessia Piperno è nel carcere di Evin a Teheran: quel viaggio in Kurdistan e il racconto della paura nell'ostello
Martedì 4 Ottobre 2022, 15:03 - Ultimo agg. 5 Ottobre, 00:29
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Alessia Piperno si troverebbe nel carcere di Evin a Teheran, la trentenne romana arrestata nella capitale dell'Iran, secondo quanto apprende l'Ansa, sarebbe stata portata lì subito dopo il fermo, scattato secondo il padre il giorno del suo compleanno, il 28 settembre, e dallo stesso carcere avrebbe telefonato in Italia per chiedere aiuto.

Piperno, sempre secondo quanto è stato possibile ricostruire, nel suo viaggio all'interno del paese avrebbe trascorso un periodo anche nel Kurdistan iraniano, una zona che viene costantemente monitorata per via delle istanze anti regime.

Sull'intera vicenda più fonti autorevoli ribadiscono la necessità di mantenere il silenzio, per evitare di compromettere i tentativi per riportare in Italia la donna. Anche perché, si sottolinea, sarebbe in atto la volontà di politicizzare l'arresto a prescindere dalle circostanze che lo hanno determinato.

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L'OSTELLO - In uno degli ultimi post scritti su Instagram, la romana raccontava della manifestazioni di piazza e di come un giorno nel suo ostello arrivarono due donne, due uomini e due bambini per chiedere loro aiuto, spaventati dagli scontri. «Non penso che dimenticherò mai quella prima notte - le sue parole -. Avevamo corso verso l'ostello con il cuore in gola, mentre i suoni degli spari rimbombavano alle nostre spalle e l'odore del gas si emanava nell'aria». «Ho chiuso la porta dell'ostello mentre la gente urlava per le strade - continua -. Dopo nemmeno 30 secondi ho sentito bussare violentemente alla porta dell'ostello. Erano due donne, due uomini e due bambini. Tossivano bruscamente per aver respirato il gas, e la donna più anziana aveva un attacco d'asma e di panico. Milk, milk. Urlavano. Mentre gli passavo un bicchiere d'acqua. In quei secondi mi è sembrato di non capirci niente. Il caos mi aveva seguito dentro quelle mura». Il racconto si conclude con il disegno fatto da una bambina sul telefonino di Alessia in quei momenti di terrore. «Ha disegnato una casa - conclude -. Non parlava in inglese, eppure quando ha disegnato quel sole, mi ha detto Sun. Sun, mi ha detto».

 

GLI IRANIANI - «Spero che Alessia Piperno sia liberata al più presto, che venga trovata una soluzione e possa tornare dai suoi cari. Non conosco il caso così a fondo ma posso dire che in questo momento bisogna essere consapevoli della situazione iraniana per poter effettuare un viaggio». Così all'Adnkronos Ghazal Afshar dell'associazione Giovani Iraniani in Italia, figlia di due combattenti iraniani (il padre è stato giustiziato nel massacro del 1988) che fuggirono dal Paese con lei quando non aveva nemmeno un anno rifugiandosi in Italia, parla dell'arresto in Iran della trentenne italiana. «Ognuno è libero di fare e andare dove vuole ma io ho sempre sconsigliato viaggi in Iran, in particolare alle amiche, alle donne - sottolinea Ghazal Afshar - L'Iran non è un paese sicuro, è noto ormai, è un paese dove una donna deve avere la tutela legale di una figura maschile per potersi muovere, vivere. Io spero che la via diplomatica possa far sì che Alessia venga rilasciata al più presto e possa tornare a casa».

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