Primo uomo sulla luna, gli eredi di Armstrong litigano sull'eredità

Primo uomo sulla luna, gli eredi di Armstrong litigano sull'eredità
Sabato 27 Luglio 2019, 21:33 - Ultimo agg. 21:40
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 NEW YORK Gli eredi di Neil Armstrong si spaccano sull'eredità del primo uomo a sbarcare sulla Luna. I figli Mark e Rick hanno e stanno capitalizzando sul padre, soprattutto in occasione del 50/o anniversario dello sbarco, mettendo all'asta alcuni dei suoi cimeli: dalla bandiera americana volata sulla Luna con l'Apollo 11 a una della tute indossate da Armstrong agli inizi della sua carriera. Ma anche oggetti, come un orsetto di peluche, che poco hanno a che fare con i passi sulla Luna del famoso astronauta. E le aste indette finora si sono rivelate redditizie: hanno fruttato 16,7 milioni di dollari. Una cifra alla quale vanno aggiunti i sei milioni di dollari ricevuti nel patteggiamento con l'ospedale dove Armstrong è morto per malasanità. Da questo quadro e dal giro milionario che vi gira intorno si è sfilata la seconda moglie di Armstrong, Carol. La prima moglie, e madre di Mark e Rick, è morta. Carol non ha venduto alcuni degli oggetti ereditati dal marito e ha scelto volontariamente di non partecipare all'azione legale e al successivo patteggiamento con l'ospedale. «Ho seri dubbi sul fatto che Neil approverebbe la vendita di suoi oggetti. Non lo ha mai fatto» afferma James Hansen, il biografo di Armstrong, con il New York Times ricordando come l'astronauta ha smesso di firmare autografi nel 1994 dopo aver saputo che alcuni avevano cercato di venderli. Le tensioni nella famiglia di Armstrong, con i figli da una parte e la moglie dall'altra, sono scoppiate con la morte dell'astronauta: prima sullo staccare le macchine che lo tenevano in vita, poi con la causa contro l'ospedale. «Neil aveva essenzialmente due famiglie che non sono mai state in grado di pensare come una» aggiunge Hansen. Carol sapeva che il marito considerava il cardiologo un amico e «riteneva che Neil non avrebbe voluto che gli facesse facesse, neanche all'ospedale. Non voleva che nessuno si approfittasse del suo nome»
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