Ancora scontri in Libano dopo l'annuncio del nuovo governo

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di Erminia Voccia
Giovedì 23 Gennaio 2020, 14:46 - Ultimo agg. 16:54
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L'annuncio della formazione di un nuovo governo non ha placato la rabbia dei manifestanti in Libano. All'indomani della nascita dell'esecutivo, guidato dal premier Hassan Diab e sostenuto da Hezbollah, si sono verificati nuovi scontri tra manifestanti e polizia vicino alla sede del Parlamento di Beirut.

L'ultimo bilancio, secondo i numeri della Croce Rossa libanese, è di 86 feriti, riferisce il portale di notizie Naharnet. Quattordici dimostranti sono stati trasferiti in ospedale e altri 72 sono stati medicati sul posto. Le forze di sicurezza hanno usato gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per fermare i manifestanti che avevano lanciato pietre e che avevano cercato di rimuovere il filo spinato e le barriere poste all'ingresso principale del Parlamento. 

Il governo di Hassan Diab, a cui spetta il difficile compito di risollevare il paese dei cedri da una grave crisi economica, dovrebbe porre fine a mesi di stallo politico. Ma il suo esecutivo non accontenta i manifestanti che da mesi protestano perché venga allontanata la vecchia classe politica, ritenuta responsabile, secondo le piazze, della endemica corruzione e dei gravi problemi economici del Libano. I cittadini libanesi hanno preso di nuovo il possesso delle strade e con tali manifestazioni, sfociate in violenza, intendono dimostrare la loro contrarietà a un governo che non risponde alle loro richieste. Secono i manifestanti, i nuovi ministri, definiti da Diab degli “specialisti”, sono espressione della stessa élite politica del passato, contro cui si protesta da mesi.



Hassan Diab aveva ricevuto l’incarico lo scorso 19 dicembre in seguito alla resa del premier Saad Hariri. A fine ottobre Hariri aveva presentato le dimissioni al capo dello Stato Michel Aoun perché incapace di risolvere la crisi che ha investito la classe politica libanese. «Questo è un governo che rappresenta le aspirazioni dei manifestanti che si sono mobilitati in tutto il paese per più di tre mesi e che lavorerà per soddisfare le loro richieste», ha dichiarato Hassan Diab nel tentativo di guadagnare consenso. "Il governo è composto principalmente da consiglieri e figure che rappresentano l'oligarchia e partiti alleati con Hezbollah", ha scritto Paul Salem, presidente del Middle East Institute, come riferisce BBC.  "L'esecutivo non ha alcuna indipendenza politica e continuerà ad operare come una sorta di ombra delle persone avvinghiate al potere", ha aggiunto l'analista. Secondo il sistema politico libanese, pensato per garantire la rappresentanza alle diverse componenti religiose, il presidente deve essere un cristiano, il presidente del Parlamento uno sciita e il primo ministro un sunnita. La candidatura di Diab è stata voluta dalle maggiori formazioni sciite, Hezbollah e Amal, e dal presidente Michel Aoun, ma non gode dell'appoggio dei sunniti che hanno deciso di non partecipare alla formazione del nuovo governo.

Il debito pubblico in Libano è pari a circa 77 miliardi di euro, vale a dire al 150 per cento del prodotto interno lordo. Il deficit corrisponde al 9 per cento del PIL e il valore della moneta è crollato. Inoltre, il Libano paga moltissimo per le conseguenze della guerra in Siria, almeno un milione sono i rifugiati siriani fuggiti nel paese. Il governo non riesce neanche a garantire i servizi essenziali come elettricità e acqua, la cui fornitura è spesso interrotta.

  
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