Andrea Alikaniotis, il nuotatore eroe dell'incidente in Grecia: «Ho rotto i vetri a pugni e tirato fuori i passeggeri»

I morti salgono a 57, i dispersi sono 56. Scioperi e proteste davanti al Parlamento

Andrea Alikaniotis, il nuotatore eroe dell'incidente in Grecia: «Ho rotto i vetri a pugni e tirato fuori i passeggeri»
Andrea Alikaniotis, il nuotatore eroe dell'incidente in Grecia: «Ho rotto i vetri a pugni e tirato fuori i passeggeri»
di Teodoro Andreadis Synghellakis
Venerdì 3 Marzo 2023, 11:00 - Ultimo agg. 17:43
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La Grecia, immersa nel lutto, prova a ritrovare la forza per guardare al futuro, anche grazie all'esempio di un giovane studente di 20 anni: si chiama Andrea Alikaniotis ed è un talento del nuoto ellenico che studia a Salonicco. Era partito anche lui da Atene, col treno delle 19.19, la sera di martedì, e si trovava nella seconda carrozza. Subito dopo lo scontro con il carro merci, malgrado lo shock, ha rotto a mani nude i vetri dei finestrini e ha iniziato ad aiutare a uscire - cosciente che ogni secondo fosse preziosissimo - tutti i feriti che si trovavano vicino a lui. Non voleva rendere nota la sua storia, ma ci ha pensato una dottoressa dell'ospedale di Làrissa. «Eravamo tutti studenti, credo di aver aiutato circa dieci persone. Metà vagone era avvolto dalle fiamme e molto inclinato, ma grazie anche ad altri ragazzi, siamo riusciti a uscire dalla parte superiore e a ridurre il vuoto che si era creato, buttando a terra le nostre valigie», ha raccontato ai cronisti. Ed ha chiesto che - almeno per ora - non gli dicano se i suoi amici, o compagni di corso, non ce l'hanno fatta. 

 

La corsa del carro merci e del treno passeggeri sullo stesso binario - fino allo scontro frontale - è durata per quindici lunghissimi minuti.

A Làrissa, il capostazione non ha attivato manualmente lo scambio e il violentissimo impatto è stato inevitabile. Da una parte - a quanto filtra dagli interrogatori - sembra si sia accorto dell'errore tre minuti prima dell'incidente di Tèmbi, quando non poteva fare più nulla. Dall'altra, non ha funzionato nessun «controllo da remoto», la cui attivazione avrebbe permesso di evitare questa immane tragedia. Per cercare di giustificarsi, il capostazione avrebbe aggiunto che lo sbaglio potrebbe essere stato provocato dal passaggio, nello stesso momento, di un treno locale, che lo ha "distratto" dai suoi compiti. Fino a ieri sera, i morti accertati erano 57. Ma il bilancio è ancora destinato a salire. I dispersi sono «almeno 56», anche qui non ci sono certezze, malgrado le prenotazioni fossero stare fatte tramite pagamento elettronico. E per oggi si attendono anche i risultati di 25 test del Dna, per poter dare un nome ai tanti corpi carbonizzati. I parenti delle vittime aspettano, fuori dagli ospedali, di conoscere quando potranno seppellire i propri cari. Gli appelli drammatici non si fermano: attraverso i social, i genitori di uno studente cipriota hanno chiesto a chiunque lo abbia visto, nei momenti precedenti la tragedia, di fornirgli qualunque informazione utile. «Con l'intercity Atene Salonicco, viaggiavano mio padre e mio fratello di 15 anni. Non riescono neanche a dirmi in quale vagone fossero e non conoscono neanche il numero preciso dei passeggeri. Quello che so è che i miei cari hanno acquistato un biglietto della morte», ha dichiarato un ragazzo ai giornalisti, stretto nella dignità del suo dolore. Chi ha perso parte della sua famiglia, un amico o un compagno di studi in questa tragedia - ma anche tutto il resto del Paese - chiede che non si derubrichi tutto ad errore umano e che si dia priorità, finalmente, alla sicurezza dei passeggeri. 

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La rabbia, mista al dolore, è fortissima, in tutti i parenti. Sia in mattinata che ieri sera, gruppi di dimostranti si sono radunati davanti alla sede ateniese della Hellenic Train per denunciare le carenze del sistema ferroviario e ci sono stati anche scontri con la polizia. In una giornata in cui altre tremila manifestanti hanno scelto la via pacifica, sfilando in una marcia silenziosa davanti al Parlamento, nonostante la pioggia.

Nel frattempo, i lavoratori e sindacalisti del settore ferroviario, continuano a tornare sulle gravissime carenze che hanno concorso alla tragedia. Quattro mesi fa, gli ingegneri responsabili della rete ferroviaria ellenica avevano denunciato le forti carenze nel settore della sicurezza. A cominciare dal mancato funzionamento dei segnalatori luminosi, anche nella tratta principale del paese, tra Atene e Salonicco. Si sono susseguiti una serie di scioperi che, però, non sono riusciti a far prendere coscienza della situazione a chi sarebbe potuto intervenire. Nel frattempo, anche ieri, a Salonicco, Atene, Làrissa, centinaia di persone hanno donato il sangue per fare fronte alle esigenze dei feriti. Sei, i più gravi, si trovano in terapia intensiva, mentre altri sessantasei, «non sono in situazione critica».

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