Anton Kuprin, comandante dell'incrociatore Moskva, è morto durante l'esplosione e l'incendio a bordo della nave prima dell'affondamento. Un durissimo colpo d'immagine per il Cremlino ed un vero disastro per le operazioni militari russe nel mar Nero. L'affondamento dell'ammiraglia Moskva, provocato secondo il Pentagono da due missili Neptune, è stato accolto rabbiosamente in Russia e con esultanza in Ucraina, dove si ritiene che la rappresaglia di Mosca sarà durissima. Ma le fonti di intelligence occidentali confermano che la messa fuori gioco dell'ammiraglia condizionerà pesantemente le operazioni russe dal mare.
I punti oscuri sulla vicenda
Sulla vicenda rimangono ancora diversi punti oscuri alimentati dalla propaganda delle parti.
La dinamica dell'esplosione
Ancora poco chiara la dinamica delle ore successive all'esplosione: se i russi insistono nell'assicurare che l'equipaggio è stato salvato, gli ucraini non ne sono convinti. Secondo la Guardia costiera di Kiev, le condizioni meteo non hanno consentito ai russi di evacuare l'equipaggio dall'incrociatore. «L'attacco ha fatto esplodere le munizioni e ha dato inizio a una lotta per la sopravvivenza. Abbiamo osservato mentre altre navi cercavano di portare soccorsi ma anche le forze della natura erano dalla parte dell'Ucraina: la tempesta non ha consentito una tranquilla operazione di salvataggio o di evacuare l'equipaggio», ha detto un portavoce ucraino facendo intendere che le perdite di vite umane sarebbero ingenti. Intanto la Moskva porta negli abissi i suoi misteri. E non si parla solo dell'imponente dotazione militare: pare, lo scrisse l'ufficialissima Tass, che nella cappella dell'ammiraglia fosse addirittura ospitata una reliquia antichissima: un frammento della «vera croce» di Cristo donata da un anonimo mecenate.
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