Caso Khashoggi, l'alleanza tra Usa e Arabia Saudita e la mano tesa di Erdogan

Caso Khashoggi, l'alleanza tra Usa e Arabia Saudita e la mano tesa di Erdogan
di Erminia Voccia
Mercoledì 17 Ottobre 2018, 09:50 - Ultimo agg. 15:52
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Niente sembra poter scardinare l'alleanza tra Arabia Saudita e Stati Uniti, neanche il caso del presunto omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, che nelle ultime due settimane ha scosso le diplomazie di Washington, Ankara e Riad. L'alleanza è solida, ha chiarito il Segretario di Stato Mike Pompeo appena volato nella capitale del regno per un confronto con il principe ereditario Mohammed bin Salman. Pompeo ha incontrato re Salman dopo un lungo colloquio con suo figlio. L'Arabia Saudita è favorevole a collaborare a un'inchiesta trasparente sulla morte dell'editorialista, ha dichiarato il Segretario Usa, mentre il confronto con MbS sarebbe stato “diretto e sincero”. Il governo di Riad, inoltre, sarebbe pronto ad ammettere che Khashoggi sarebbe morto in seguito a un interrogatorio finito male, confermano fonti della Cnn.


Mike Pompeo stringe la mano a re Salman 

Nonostante la ritrovata armonia tra americani e sauditi, la grande conferenza finanziaria fissata per il 23 ottobre a Riad e soprannominata dai media la “Davos nel deserto”,rischia di essere un buco nell'acqua a fronte delle crescenti accuse rivolte al regno saudita riguardo le violazioni dei diritti umani. I vertici di JP Morgan e di Ford sono solo gli ultimi tra i più importanti uomini d'affari del mondo ad aver ritirato la partecipazione. Lo scopo del forum era esporre il piano attraverso cui l'erede al trono saudita, il giovane MbS, pensa di poter riplasmare l'economia del regno, rendendola meno dipendente dalle esportazioni di petrolio. Il progetto “Vision 2030” è la carta che il giovane principe vuole giocare per attrarre investimenti esteri. Né JP Morgan, né Ford hanno fornito motivazioni per la loro assenza al forum, ma è difficile pensare che la scomparsa dell'editorialista del Washington Post non abbia influito su questa decisione. Inoltre, la lista dei grandi assenti già contava defezioni da parte di Viacom, HP e Android. L'amministratore delegato dell'azienda di ride-sharing Uber Dara Khosrowshahi ha affermato che sarà presente solo se Riad fornirà notizie precise sul destino di Khashoggi. Anche Richard Branson la scorsa settimana aveva annunciato la sospensione rapporti tra Virgin e Riad nel settore turistico che includevano due accordi su progetti relativi al Mar Rosso. Ma a boicottare la conferenza saranno anche l'agenzia di stampa americana Bloomberg, l'emittente CNN, e il New York Times, mentre il britannico Financial Times non sarà più partner dell'evento.

L'Arabia Saudita aveva annunciato rivendicazioni nel caso di sanzioni da parte degli Stati Uniti per la sparizione e il presunto omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, mentre Il presidente americano Trump, prossimo ad entrare nel terzo anno alla Casa Bianca, aveva usato parole quanto mai decise verso l'alleato arabo, annunciando «una punizione severa» nel caso venga dimostrato che la morte di Khashoggi sia avvenuta nel consolato di Istanbul su mandato del governo saudita. Allo stesso tempo, Trump aveva chiarito che non avrebbe messo in discussione i patti in vigore con Riad, e d'altra parte il ministro del Tesoro degli Stati Uniti aveva confermato la partecipazione alla mega conferenza.

Il governo saudita come risposta aveva minacciato misure misure ancora maggiori, ricordando il ruolo vitale che riveste nel gioco dell'economia globale. Le riserve di petrolio dell'Arabia Saudita le conferiscono un grande potere di incidenza sull'economia mondiale e Riad può decidere di alzare il prezzo del petrolio, causando danni a tutte le maggiori economie del pianeta. Non a caso l'emittente saudita Al-Arabiya aveva fatto temere il governo saudita avrebbe potuto ussare il petrolio come un'arma contro l'Occidente, arrivando a tagliarne la produzione e a farne schizzare il prezzo ben oltre gli 80 dollari al barile. Il prezzo del greggio sarebbe potuto arrivare a toccare la soglia dei 100 o dei 200, se non addirittura essere raddoppiato, aveva riferito ancora Al-Arabiya.

Dopo l'India, l'Arabia Saudita è il secondo Paese al mondo per importazioni di armi e il 61% di tali importazioni provengono dagli Stati Uniti. La richiesta di armamenti da parte di Riad, garantita dal patto da 110 miliardi di dollari, dà lavoro a molti cittadini americani e i patti siglati tra Riad e l'amministrazione Trump vanno incontro agli interessi di produttori come Lockheed Martin, Boeing e General Electric. I rapporti tra i due Paesi hanno notevoli implicazioni sia dal punto di vista degli investimenti che del commercio, come dimostrano le ore trascorse dal Segretario di Stato Mike Pompeo in compagnia del principe saudita, e includono legami professionali e personali tra il genero del presidente Usa, Jared Kushner, e MbS. In Medio Oriente la partnership tra Riad e Washington non si esaurisce nella lotta al terrorismo, ma riguarda principalmente la comune opposizione alle ambizioni iraniane. Infine, strappare i contratti firmati con l'Arabia Saudita spingerebbe MbS nelle braccia di Russia e Cina, un rischio che Trump non vuole correre.

Ma il caso del giornalista scomparso ha conseguenze anche per il presidente turco.

L'interesse di Erdogan sarebbe evitare lo scontro con i sauditi permettendo a Riad di risolvere nel modo migliore la crisi scatenata dal caso Khashoggi. L'aiuto di Erdogan a MbS potrebbe offrire al presidente turco un potere di leva maggiore nei rapporti con Usa e Arabia Saudita. Gli investimenti sauditi che Erdogan potrebbe ricavarne sarebbero una boccata d'ossigeno per l'economia turca, soprattutto dopo i problemi riscontrati a causa della crisi della valuta.

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