Berlino: «È ora di dare armi pesanti all'Ucraina». E l'Ue prepara il sesto pacchetto di sanzioni alla Russia

Berlino: «È ora di dare armi pesanti all'Ucraina». E l'Ue prepara il sesto pacchetto di sanzioni alla Russia
​Berlino: «È ora di dare armi pesanti all'Ucraina». E l'Ue prepara il sesto pacchetto di sanzioni alla Russia
Lunedì 11 Aprile 2022, 19:28 - Ultimo agg. 12 Aprile, 07:35
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La Germania, sotto pressione per essere stata troppo cauta con gli aiuti militari a Kiev, inizia ad allentare la sua posizione intransigente. «L'Ucraina ha bisogno di altro sostegno, innanzitutto di armi pesanti», ha detto la ministra degli Esteri Annalena Baerbock a margine del Consiglio europeo del Lussemburgo. «Non è tempo di pretesti ma di creatività e pragmatismo». Una linea che certamente non trova opposizione all'interno della Commissione, da tempo assestata sull'assistenza 'massima' all'Ucraina. E che già sta valutando nuove sanzioni da imporre alla Russia. Sul petrolio, però, come ampiamente anticipato i tempi non sono ancora maturi. I ministri ne hanno parlato, ha detto l'Alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell, ma non è stata presa «alcuna decisione».

Scholz precisa

Sulle armi all'Ucraina la Germania si muove «in stretta collaborazione con i Paesi amici, con cui ci consultiamo, e non ci sarà nessuna azione individuale, ma solo e sempre azioni comuni e ragionate».

Lo ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz, durante una conferenza stampa a Berlino con il premier albanese, Edi Rama. Scholz ha risposto così a una domanda sulle parole della ministra degli Esteri Annalena Baerbock, che oggi ha premuto per la consegna di armi pesanti all'Ucraina. Il cancelliere ha ricordato di aver «rotto una lunga tradizione» dei governi precedenti in merito all'export di armi a Paesi in guerra.

Le sanzioni su gas e petrolio

Il tema dell'energia è altamente divisivo, visto il grado di dipendenza di alcuni Paesi membri dell'Unione. «È facile chiedere la rinuncia al gas russo per chi non ce l'ha», ha concesso Borrell, che pure è un fautore della linea dura verso il Cremlino. «Andate a Kiev il più possibile», ha esortato i giornalisti in apertura del Consiglio (è appena rientrato dalla visita al fianco della presidente Ursula von der Leyen). Perché solo così si può capire quale sia la posta in gioco per l'Europa. Persino le sanzioni improvvisamente scoloriscono. «Le battaglie che vedremo nell'est dell'Ucraina avverrebbero anche con l'embargo al gas e al petrolio russo: ciò che fa la differenza in questo momento sono gli aiuti militari», ha sottolineato. Traduzione, non c'è tempo.

Il sesto pacchetto di sanzioni

Detto questo, il tema dell'aumento delle misure restrittive alla Russia è «sempre sul tavolo», il Berlaymont è già al lavoro sul sesto pacchetto, con dentro anche l'opzione petrolio, e sarà poi compito della capitali decidere il da farsi. Perché, come ha sottolineato lo spagnolo José Manuel Albares Bueno, va bene «evitare che Vladimir Putin finanzi la sua guerra grazie al denaro degli europei» ma «dobbiamo anche assicurarci che i Paesi europei dipendenti dall'energia russa non vengano destabilizzati». Ed è il dilemma del momento. L'obiettivo, ha ricordato Borrell, ormai è chiaro: raggiungere «un'autonomia strategica energetica europea», grazie alle rinnovabili e all'idrogeno. Ma di nuovo, serve tempo.

I crimini di guerra

L'altro fronte d'impegno è quello dell'assistenza legale all'Ucraina per far sì che i crimini di guerra commessi dai russi vengano puniti. I 27 sono compatti su questo. Prima del consiglio vi è stato un incontro con il procuratore della Corte Penale Internazionale dell'Aja, Karim Khan, che già ha aperto un'indagine grazie al mandato ricevuto da oltre 40 Paesi del mondo. «Gli daremo tutto il sostegno possibile, attraverso la nostra missione diplomatica a Kiev, che abbiamo riaperto», ha dichiarato Borrell. Così come alla procura generale ucraina. «Il lavoro della Corte è uno dei principali processi per ottenere giustizia per il popolo ucraino», ha detto il ministro degli Esteri olandese, Wopke Hoekstra, invitando i colleghi ad assumere un ruolo guida per garantire che l'Aja disponga dei finanziamenti necessari - i Paesi Bassi hanno dato l'esempio devolvendo un milione extra al bilancio della Corte.

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