L'Austria svolta a destra, i ministeri chiave vanno agli estremisti

L'Austria svolta a destra, i ministeri chiave vanno agli estremisti
di Flaminia Bussotti
Domenica 17 Dicembre 2017, 11:30 - Ultimo agg. 15:19
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BERLINO - Un programma di 183 pagine suddiviso in cinque capitoli, inclusi Prologo, Preambolo e Principi, sarà il patto che guiderà il nuovo governo austriaco per i prossimi cinque anni e su cui i leader della coalizione nero-blu (o turchese-blu secondo il nuovo colore) fra popolari e populisti si sono dati la mano ieri: il cancelliere Sebastian Kurz (Övp) e il vicecancelliere Heinz-Christian Strache (Fpö). Titolo: «Insieme per la nostra Austria». Stato ed Europa, Ordine e Sicurezza, Futuro e Società, Correttezza e Giustizia, Sistema-Paese e Sostenibilità, i capitoli. Il focus è su riforma e taglio delle tasse, democrazia diretta e riforma dello Stato, sicurezza e controllo dei confini. Il governo fa anche attestato di fede all'Europa e Strache dice addio all'idea di un'Öxit, un referendum per uscire dall'Ue. Per gli altoatesini di lingua tedesca e ladina si ipotizza la cittadinanza austriaca.

L'accordo è stato ultimato venerdì sera dopo due mesi di negoziati seguiti alle elezioni del 15 ottobre da cui Kurz e la sua Övp riformata erano risultati primo partito, seguiti dalla Spö (socialdemocratici) del cancelliere uscente Christian Kern, e dalla Fpö di Strache. Dopo un colloquio la mattina dal presidente Alexander Van der Bellen, Kurz e Strache hanno presentato nel pomeriggio alla stampa programma di governo e lista dei ministri. In tutto, con Kurz, 16 persone fanno parte della coalizione: 7 ministri e una sottosegretaria Övp, 6 ministri e un sottosegretario Fpö.
 
Aumentano le quote rosa rispetto al passato ma sempre il 50% auspicato da Kurz (44,4% per la Övp e 28,6 per la Fpö). Il partito di Strache, sin dai tempi di Jörg Haider fortemente connotato a destra con toni spesso e estremisti e xenofobi, si è col tempo, con l'avvicinarsi di una prospettiva di governo, dato una ripulita collocandosi ora sul terreno di un populismo di destra. Alla Fpö vanno due ministeri chiave: Interni (Herbert Kickl) e Difesa (Mario Kunasek) con cui si assicura il controllo dell'esercito e dei servizi segreti, nonché la gestione del dossier migrazione.

La Fpö avrebbe voluto anche la Giustizia ma il Presidente ha messo il veto (il dicastero, che include anche la Riforma dello Stato, va alla Övp con Josef Moser, ex presidente della corte dei conti). Alla Fpö vanno anche il ministero Infrastrutture e Traffico (Norbert Hofer), Affari sociali e sanità (Beate Hartinger) e Esteri, dove finora c'era Kurz: ci andrà Karin Kneissl, indipendente ma candidata da Strache, cui però Kurz ha tolto tutte le competenze per l'Europa portandosele alla cancelleria. Fpö anche un sottosegretario alle finanze (Hubert Fuchs).

La Övp prende il ministero delle Finanze, il più importante di tutti (Hartwig Löger), Economia (Margarete Schramböck), Ministro alla cancelleria (Gernot Blümel), Istruzione, Università, asili (Heinz Faßmann), Donne e famiglia (Juliane Bogner-Strauß), Giustizia, Agricoltura e ambiente (Elisabeth Köstinger), più una sottosegretaria agli Interni (Karoline Edtstadler).
 
 
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