Azov a lezione dagli eroi di Mariupol, ​i soldati dell’acciaieria addestrano i miliziani

A occuparsi del training anche l’ufficiale protagonista della battaglia nei sotterranei

Azov a lezione dagli eroi di Mariupol, i soldati dell’acciaieria addestrano i miliziani
Azov a lezione dagli eroi di Mariupol, ​i soldati dell’acciaieria addestrano i miliziani
di Marco Ventura
Lunedì 10 Aprile 2023, 21:37 - Ultimo agg. 12 Aprile, 08:58
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Veterano e sopravvissuto. Il tenente Ilya Samoilenko, uno degli ufficiali del reggimento Azov che difese fino all’ultimo Mariupol, attestandosi e rintanandosi nei meandri dello stabilimento Azovstal, riappare in questi giorni nelle foto a corredo del reportage di Andrew Kramer, premio Pulitzer del New York Times, sui preparativi dell’Ucraina per la controffensiva di primavera. Ilya tiene nella destra un fucile mitragliatore, a sinistra spunta dalla mimetica la protesi metallica di una mano. Reduce dagli 83 giorni di assedio della città martire del Donbass, poi scambiato insieme ad altri prigionieri ucraini, è tornato a servire il Paese come istruttore dei giovani che si sono arruolati nel risorto battaglione, poi reggimento, poi addirittura brigata Azov: l’unità d’élite, formata da combattenti paramilitari, inquadrata nelle Forze speciali di Kiev per ricacciare indietro l’esercito invasore di Putin e i mercenari del gruppo Wagner. 

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IL NUOVO CORSO

L’Azov sta risorgendo, forte delle nuove reclute che imparano i rudimenti della guerra in cinque settimane, sotto la guida dei veterani in una foresta di pini.

I volontari hanno imparato a impiegare i nuovi sistemi d’arma dell’Occidente, alcuni all’estero e altri seguendo le istruzioni frutto di una sanguinosa esperienza sul campo, di ufficiali come Ilya. In 35mila avrebbero firmato per entrare nelle unità d’assalto che dovranno lanciarsi contro le decine di chilometri di trincee e fortificazioni che i russi hanno scavato e costruito nel Donbass e a nord della Crimea. Sono appena un’ottantina i chilometri che vanno attraversati e conquistati nella steppa per proiettarsi verso Melitopol e spezzare la continuità ottenuta dai russi con l’occupazione della fascia costiera che unisce il Mar d’Azov alla penisola di Crimea. Al martellamento d’artiglieria, stando agli analisti militari, seguirà l’avanzata di blindati per lo sminamento, quelli ex sovietici e quelli americani, infine lo slancio delle nuove leve dell’Azov e le altre unità della Guardia formate in questi mesi.

IL TRAINING

Racconta Kramer che per essere sicuri di contare su soldati fortemente motivati, alla fine delle cinque settimane si ricorre al sistema della “campana”. Ciascuno è libero di confermare o no la propria volontà di partecipare all’assalto: fa rimbombare la campana e questo significa che è pronto a rischiare la vita per la patria, o sceglie di ritirarsi. Espediente che dimostra la fiducia dei capi militari nella volontà di rivincita degli ucraini in difesa del proprio territorio e dei confini nazionali, e garantisce anche quella motivazione forte, quel morale alto, che è finora stato una delle armi vincenti dell’Ucraina contro l’aggressore. E questo mentre i documenti segreti del Pentagono pubblicati online parlano invece di bonus promessi da Mosca ai soldati russi che riusciranno a colpire e distruggere i carri armati nemici. Niente premio in soldi tra le fila di Kiev, né promesse di bottino come quelle sancite nei decreti varati dalla Duma putiniana per le truppe russe che attaccano. I saccheggi, infatti, continuano e ieri si è sparsa addirittura la notizia che i russi rubano pure le lapidi nei cimiteri. 

GLI EX PRIGIONIERI

La rinascita del reggimento Azov serve a incoraggiare tutto lo schieramento ucraino impegnato nella riconquista. La ricostruzione è opera del ministero dell’Interno di Kiev. L’unità era stata decimata a Mariupol. Altre decine di combattenti sono morti in un’esplosione dai contorni ancora misteriosi in una prigione del Donbass, a Olenivka. «Addestreremo le nuove reclute e le porteremo al nostro livello», dice il tenente Samoilenko. «Sappiamo come combattono i russi, quindi sappiamo anche come contrattaccarli. Abbiamo una speciale capacità di resistenza». Il più grande scambio di prigionieri è avvenuto lo scorso settembre, quando gli ucraini hanno liberato l’oligarca Viktor Medvechuk e altri 55 prigionieri russi in cambio di 215 ucraini tra i quali 188 membri dell’Azov. Ma il comandante, Prokopenko, e il suo vice Palamar, insieme ad altri tre alti ufficiali secondo gli accordi resteranno in Turchia e torneranno in patria solo alla fine della guerra. Nel frattempo, i vessilli d’Azov torneranno a sventolare sulla prima linea del contrattacco.

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