Bataclan, flusso di denaro e basi logistiche: così Domenico ha aiutato il commando jihadista

Bataclan, flusso di denaro e basi logistiche: così Domenico ha aiutato il commando jihadista
di Valentino Di Giacomo
Giovedì 16 Novembre 2017, 09:40 - Ultimo agg. 17 Novembre, 08:57
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Si troverebbe in Siria Domenico G, l'italo-francese complice del commando dell'Isis negli attentati di Parigi del novembre 2015. L'uomo, un 32enne convertitosi al Califfato, figura nell'elenco dei terroristi super-ricercati da tutte le polizie mondiali a partire dal maggio del 2016. Domenico è un cittadino francese ma, come suggerisce il suo nome di battesimo, è di chiare origini italiane. Suo nonno si trasferì nella capitale transalpina diversi anni fa, ma i legami con l'Italia non sarebbero mai stati perduti. L'uomo aveva infatti provato ad aprire un negozio di calzature a Milano qualche anno prima di radicalizzarsi al jihad, il suo profilo risulterebbe infatti sconosciuto alla polizia italiana se non proprio a partire dal maggio dello scorso anno quando come confermano fonti qualificate al Mattino - il suo nome è finito nella lista dei foreign fighter dell'Interpol. Non è stato invece inserito il suo nominativo tra i 125 foreign fighter provenienti dal nostro Paese perché, pur avendo origini italiane, era ormai a tutti gli effetti un cittadino francese.

Ma Domenico non aveva mai reciso il cordone ombelicale con l'Italia. Lo dimostra la sua forte attrazione e l'interesse spasmodico per la camorra partenopea. L'intelligence francese segnala infatti che oltre alle solite ricerche sui siti della galassia web del Califfato, l'uomo cercava sul proprio tablet un'enorme quantità di materiale sui clan della camorra. Oltre che una passione, Domenico voleva importare le tecniche della mafia napoletana all'interno del mondo jihadista. Non è la prima volta che i clan partenopei finiscono nell'immaginario dei militanti dell'Isis. Anis Amri, l'autore della strage al mercatino di Berlino dello scorso Natale, rivelò in un'intercettazione di potersi procurare un kalashnikov a Napoli senza problemi. Intento mai portato a termine, ma che dimostra efficacemente quanto il richiamo anche immaginifico della malavita organizzata riesca a fare breccia persino tra i tagliagole di Daesh. Domenico parla piuttosto fluentemente l'italiano e, dopo la radicalizzazione al jihad, ha assunto il nome di battaglia di Abderrhamane Al-Italy decidendo di non abbandonare mai le proprie origini.
 
Al-Italy è considerato dagli investigatori transalpini come uno dei massimi facilitatori per la logistica degli attentati che portarono alla morte 130 persone. Le indagini hanno rivelato un movimento sospetto di danaro sul conto corrente dell'italo-francese esattamente nel tardo pomeriggio del 13 novembre, poche ore prima della carneficina. Soldi che sarebbero serviti per consentire la fuga del commando, soprattutto alla mente della strage, Abdelhamid Abaaoud. Ma per offrire il proprio sostegno all'organizzazione, al-Italy, aveva coinvolto la sorella Marie che come rilevato da diverse intercettazioni si era messa in contatto con Abaaoud sin dal giorno successivo agli attentati. Domenico aveva chiesto alla sorella di consegnare il danaro incassato sul proprio conto corrente nelle mani di Abaaoud nel suo nascondiglio. Proprio quelle intercettazioni tra la sorella di Domenico G. e Abaaoud riusciranno a indirizzare la polizia francese verso il covo di Abaaoud che infatti sarà ucciso dalle forze speciali transalpine il 18 novembre, cinque giorni dopo gli attacchi. Marie è stata però rilasciata perché ha dimostrato di non conoscere l'identità del suo interlocutore e neppure a cosa sarebbe servito quel danaro.

Eppure, pur se al-Italy si trovava in Siria al momento dell'attacco e da lì cercava di organizzare la fuga del commando, sembrano evidenti, ancora una volta, le enormi falle nei dispositivi di prevenzione al terrorismo delle autorità francesi. Domenico, già prima di andare in Siria nel febbraio del 2015, mostrava di saper tessere influenti relazioni con la galassia del jihadismo internazionale. Dopo la radicalizzazione del 2011 decise, ad esempio, di abbandonare la moschea di Villiers-sur-Marne perché giudicata troppo moderata. Frequentava praticamente solo jihadisti classificati ad altissimo potenziale offensivo. Tra le sue amicizie c'erano Saint Etienne du Rouvray e Macremé Abrogui già molto conosciuti alla polizia e all'intelligence francese e lavorava in un garage di Val-d'Oise, noto da tempo agli 007 transalpini. Ora al-Italy è in Siria, ma non si sa neppure se sia ancora vivo. Per questo sua sorella Marie è costantemente sorvegliata nel caso Domenico decidesse di tornare o di pianificare altri attentati.