Benvenuto Presidente: Sergio Mattarella negli Usa di Donald Trump

Benvenuto Presidente: Sergio Mattarella negli Usa di Donald Trump
di Luca Marfé
Martedì 15 Ottobre 2019, 07:43 - Ultimo agg. 16 Ottobre, 14:12
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WASHINGTON - Diplomazia italiana in fermento, ultime note su un’agenda che si preannuncia fitta e tutto pronto, oramai, qui nella capitale a stelle e strisce: ha inizio oggi la visita di Sergio Mattarella negli Stati Uniti.

Una cinque giorni di altissimo livello durante la quale, su tutti gli altri appuntamenti, spicca l’incontro alla Casa Bianca con Donald Trump.

Stretta di mano, circa due ore di colloquio (prima a porte chiuse e poi allargato alle due delegazioni) e conferenza stampa congiunta sono in programma presso il civico 1600 di Pennsylvania Avenue per la tarda mattinata americana di mercoledì.

Tanti i temi sul tavolo.

In primissimo piano, naturalmente, la solida e storica amicizia Italia-Usa.
 


A seguire, però, non mancano i dossier delicati, alcuni dei quali resi ancor più spinosi dalle recenti evoluzioni (involuzioni) dello scenario internazionale.

Nella nota ufficiale diramata dall’amministrazione Trump, il primo accento è posto sulla Nato. Gli Stati Uniti vogliono vederci chiaro in termini di alleanze e, al di là di un Russia percepita come troppo vicina all’Italia, temono la Cina, il 5G firmato Huawei e le potenziali crepe nella sicurezza di un sistema che non riguarda soltanto il nostro Paese, ma che rischia di mettere a repentaglio anche le basi militari, per l’appunto americane, ospitate sul nostro territorio.

Uno scetticismo, quello maturato nei confronti del “dragone”, che da un lato agita il tycoon e l’intelligence statunitense e che dall’altro pone l’Italia di fronte a una scelta tra Occidente e Oriente.



Accanto agli aspetti legati allo sviluppo delle telecomunicazioni e al timore delle possibili infiltrazioni, c’è l’economia stretta dal nodo dei dazi che, per quanto non immaginati per colpire il Made in Italy nello specifico, rischiano di produrre delle conseguenze non soltanto antipatiche in chiave di rapporti bilaterali, ma effettivamente dannose per i numeri e per la tendenza delle relazioni commerciali tra i due Paesi.

Ci sarebbe infine da discutere di Mediterraneo, con Washington che considera Roma un partner fondamentale per le dinamiche regionali, ma proprio in queste ore fa irruzione il dramma Siria.

Trump mantiene le sue promesse elettorali, riporta i contingenti Usa a casa e pensa già al 2020; Erdoğan scatena la furia turca e punta dritto sulla cittadina simbolica e strategica di Kobanê; Mattarella si ritrova messaggero di speranza e paladino della necessità di un cambio di rotta volto a evitare che il disastro della guerra si trasformi nell’apocalisse della pulizia etnica operata a danno dei curdi.

Quadro e momento sono complessi, The Donald twitta ogni minuto come a voler scacciare l’incubo impeachment, le differenze “estetiche” con il capo del Quirinale (e con il “padre” della nazione) sono abissali, ma restano granitiche le fondamenta di chi vuole intendersi.

Ad accompagnare il presidente della Repubblica, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio nonché ovviamente tutta la compagine diplomatica dell’Ambasciata d’Italia a Washington, capitanata dall’abilità e dall’esperienza dell’Ambasciatore Armando Varricchio.

Il viaggio di Mattarella prosegue poi per San Francisco, tra Silicon Valley e comunità italiana.

Ora però, tutti i riflettori sono puntati sulla Casa Bianca.
Benvenuto, Presidente.

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