Ucraina, Taiwan, immigrazione, inflazione: tutte le crisi di Biden

Ucraina, Taiwan, immigrazione, inflazione: tutte le crisi di Biden
di Luca Marfé
Lunedì 23 Maggio 2022, 19:00 - Ultimo agg. 24 Maggio, 11:10
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Tutto insieme appassionatamente.

Una cosa va premessa, va detta chiaramente: al di là dei suoi meriti e dei suoi demeriti, proprio non c’è pace per Joe Biden.

Una presidenza che rischia di passare alla Storia, oltre che per il record assoluto di voti incassati, anche e soprattutto per il record di crisi fronteggiate. Con la distanza tra “fronteggiate” e “risolte”, però, che si fa ogni giorno un po’ più vasta.

In primissima fila, neanche a doverlo sottolineare, c’è Vladimir Putin, c’è la Russia, c’è l’invasione dell’Ucraina. Ci sono oramai tre mesi di guerra. Di minacce, di trattative e di armi. Di alleanze, di Nato e di superpotenze. Già, perché in gioco non c’è “soltanto” il destino di Kiev e il modello della libertà occidentale, ma c’è, di fatto, pure la leadership mondiale. Con Xi Jinping e con la Cina a fare da sfondo, in una sfida a tre, potenzialmente nucleare, che fa davvero spavento.

Di qui, il secondo dossier: Taiwan, appunto. Con Pechino che vorrebbe dichiaratamente metterci le mani sopra, come del resto già abbondantemente sperimentato con Hong Kong. E con Washington che invece promette di difenderla, anche militarmente.

Altro “fronte di guerra” aperto, nella speranza che restino le virgolette e che si rimanga insomma sul piano della metafora.

Poi, per Biden, c’è tutto lo scenario interno. Non meno in fiamme di quello internazionale.

In cima alla lista delle preoccupazioni degli americani in questo momento c’è l’inflazione. Che ha sfondato il muro dell’8% e che registra dunque un picco che non si registrava da 40 anni.
Benzina, cibo, tutto: tutto costa carissimo.
Con il discorso che si allarga a macchia d’olio all’economia nel suo complesso, specie dopo due anni di pandemia, e di mercato del lavoro ancora rotto. In ripresa, certo. Per la Casa Bianca, addirittura il migliore di sempre. Ma la realtà dice altro, scossa a sua volta dalle crisi energetiche e politiche, figlie di un mondo che sembra impazzito.

E con un’ultima questione, ciliegina amarissima sull’attuale torta a stelle e strisce, che è riuscita persino a peggiorare rispetto all’era Trump: quella dell’immigrazione.

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I numeri che arrivano dal confine col Messico sono drammatici, la paladina annunciata Kamala Harris continua a non essere nemmeno pervenuta, e la sensazione forte tra i cittadini è di un generale peggioramento della sicurezza.
Con la destra repubblicana che si agita, e che senza mezzi termini la bolla come precipitata a picco.

Per concludere, infine: a novembre si vota.

E al di là dei sondaggi personali puntualmente impietosi, Biden rischia veramente il tonfo.

Un po’ per colpa sua. Un po’ per aver sbagliato tempo.
Un tempo apocalittico, oggettivamente difficilissimo.
Quasi spietato.

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