Biden trasforma il discorso sullo Stato dell’Unione in un comizio contro la Cina

Emblematica l'immagine dello speaker della Camera McCarthy, espressione di punta del Partito Repubblicano, che applaude a scena aperta il presidente

Emblematica l'immagine dello speaker della Camera McCarthy, espressione di punta del Partito Repubblicano, che applaude a scena aperta il presidente
Emblematica l'immagine dello speaker della Camera McCarthy, espressione di punta del Partito Repubblicano, che applaude a scena aperta il presidente
di Luca Marfé
Mercoledì 8 Febbraio 2023, 13:05 - Ultimo agg. 9 Febbraio, 07:16
3 Minuti di Lettura

«Se la Cina minaccia la nostra sovranità nazionale, passeremo all’azione».

Doveva essere il discorso sullo Stato dell’Unione.
Dovevano arrivare risposte su futuro, lavoro, economia, inflazione e immigrazione.

E invece Joe Biden ha trasformato la sua notte in un comizio duro, durissimo, contro la Cina.

Di fatto, a unire la Nazione c’è riuscito per davvero.

In alcuni passaggi, per quanto non siano mancate le critiche nelle ore precedenti, il Congresso schierato nella sua interezza di rappresentanti e senatori lo ha applaudito all’unisono, a scena aperta.

Stringato in un’unica frase, anzi in due: altro che Russia, c’è un nuovo (vecchio) nemico. È la Cina e questa è l’alba della nuova Guerra Fredda.

Lo scoppio è legato a un altro scoppio, quello del pallone spia.
Ma le ragioni sono molteplici, sono assai più vaste, addirittura si accavallano tra loro.
Sono innanzitutto ragioni di due sistemi diversi, opposti. Il capitalismo da una parte e il comunismo dall’altra.
Proprio sulla parola “comunismo”, Biden insiste neanche fosse il capofila dei politici di destra.

Perché evidentemente stanco del dirigismo centralizzato di Xi Jinping. Che in buona sostanza accusa di pensare di potersi comportare all’estero così come si comporta in patria. Dirigendo per l’appunto tutto. Controllando, spiando, imponendo.

Video

“Questa non è la Cina”, sembra voler scandire Biden.
“Questi sono gli Stati Uniti d’America”.

E allora tutti uniti, sì.
Impossibile non essere d’accordo, neanche tra le prime linee dei suoi più feroci oppositori.

Una mossa, quella del presidente, politicamente riuscitissima.
Perché sul fronte del futuro, del lavoro, dell’economia, dell’inflazione e peggio ancora dell’immigrazione, in realtà grosse risposte non arrivano, grandi novità non ci sono. Ma la platea oramai è incantata. E più che alla Russia, nonostante il fiume di soldi e di armi all’Ucraina, oramai si pensa alla Cina.

Uniti contro Xi.
È questo il risultato, in qualche modo già storico, di questa notte.

La libertà contro la dittatura.
E nessunissimo dubbio su da che parte stare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA