Biden sotto inchiesta, documenti top secret nel garage privato. Nominato un procuratore speciale (come per Trump)

La scoperta risale al tempo in cui l’attuale presidente era vice di Obama

Biden sotto inchiesta, documenti top secret nel garage privato. Nominato un procuratore speciale (come per Trump)
Biden sotto inchiesta, documenti top secret nel garage privato. Nominato un procuratore speciale (come per Trump)
di Anna Guaita
Venerdì 13 Gennaio 2023, 00:12 - Ultimo agg. 08:16
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Gennaio era cominciato bene per il presidente Biden, con la notizia che secondo i sondaggi non era più “sott’acqua” e che il tasso di approvazione era risalito sopra quello di disapprovazione. Con l’inflazione che sta rallentando, le previsioni sembravano rosee. Senonché anche il vecchio Joe è inciampato in uno scandalo che promette di fargli fare retromarcia a velocità sostenuta. Anche lui, come Trump, si era portato via delle carte segrete quando aveva lasciato la Casa Bianca dopo essere stato vicepresidente negli anni di Barack Obama. Nonostante fra le due vicende ci siano sostanziali differenze, ieri mattina il ministro della giustizia Merrick Garland ha giudicato indispensabile nominare anche per Biden un consigliere speciale con l’incarico di indagare sulla sua gestione dei documenti dopo la fine dell’amministrazione Obama. 

I DUBBI

Garland ha scelto Robert Hur, già procuratore federale nel Maryland durante la presidenza di Donald Trump: «Un procuratore con una lunga e illustre carriera» lo ha presentato Garland.

Ovvio che si tratta di una nomina progettata per evitare l’apparenza di un conflitto di interessi. La mossa arriva infatti dopo che Garland aveva già nominato un consigliere speciale, Jack Smith, per l’ex presidente Trump, come conseguenza del suo accumulo di documenti riservati nella cantina della villa di Mar-a-Lago. Dire che la Casa Bianca di Biden è imbarazzata è l’eufemismo del secolo. Per di più Biden stesso ha aggravato la situazione con le sue giustificazioni. Il primo fascicolo segreto era stato trovato in un luogo effettivamente inappropriato ma per lo meno sicuro, dentro un armadio chiuso a chiave in un ufficio privato, nell’area protetta dei docenti dell’University of Pennsylvania. Ma il secondo è stato trovato nel garage della casa di Biden a Wilmington, nel Delaware, e a un giornalista che gli chiedeva come mai avesse conservato simili documenti insieme alla sua Corvette, il presidente ha risposto con un tentativo di battuta: «La mia Corvette è in un garage chiuso a chiave. Non erano in mezzo alla strada». La scusa comicamente fragile non ha fatto altro che ricordare semmai come lui stesso avesse criticato Trump per aver tenuto le scatole delle carte segrete nella cantina della villa in Florida. Non è ancora noto cosa contengano i documenti segreti di Biden, se non che si tratta di carte di politica estera, il tema cioè di cui si è occupato nel Think Tank dell’università della Pennsylvania dopo la vicepresidenza. 

I RITROVAMENTI

È possibile dunque che se le sia portate via distrattamente, come è possibile che anche Trump se le fosse portate via per distrazione o per la fretta (dato che non voleva lasciare la Casa Bianca e si era rifiutato di fare i bagagli). Ma tra i due casi c’è una differenza essenziale, e cioè che Trump ha sempre negato di avere le carte, si è rifiutato di consegnarle, ha messo in campo scuse strampalate e ha mentito perfino ai suoi avvocati. Le carte di Biden sono state trovate invece dai suoi stessi avvocati mentre chiudevano l’ufficio all’Università, e questi li hanno immediatamente consegnati agli Archivi Nazionali che a loro volta li hanno passati al Ministero della Giustizia. Ciò avveniva lo scorso novembre. Il ministro della Giustizia nominava subito un procuratore che controllasse la gravità del caso, scegliendo un giudice di Chicago nominato da Donald Trump, e quando questi ha consigliato ulteriori approfondimenti, sono state fatte ricerche anche nella residenza di Biden, e trovate le carte in garage. Vari osservatori legali sostengono che, una volta trovate le carte, Biden ha seguito la legge, offrendo anche la sua totale collaborazione. Ma non si può negare che all’apparenza almeno, il presidente ci faccia una pessima figura, e i repubblicani sono intenzionati a sfruttare al massimo l’inciampo del loro rivale. Il nuovo Speaker della Camera Kevin McCarthy denuncia «i doppi standard di una giustizia politicizzata», e chiede una immediata inchiesta del Congresso, mentre almeno due Commissioni si stanno muovendo rapidamente nelle indagini sul figlio del presidente, Hunter, con nuove richieste che i funzionari del Tesoro consegnino documenti legati alle sue transazioni bancarie e commerciali estere. 

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