Biden, gradimento al 38%: le crepe di un leader già in pezzi?

Biden, gradimento al 38%: le crepe di un leader già in pezzi?
di Luca Marfé
Venerdì 8 Ottobre 2021, 20:30
3 Minuti di Lettura

In caduta libera e adesso pure coi democratici contro.

Il sondaggio realizzato dalla Quinnipiac University è la fotografia di un’autentica crisi politica che vede Joe Biden andare giù a picco fino al 38%.

Un gradimento che “vanta” pochi precedenti nella storia degli Stati Uniti, un crollo per larghi tratti bipartisan, evidentemente riconducibile ad almeno tre ragioni specifiche.

La prima: il maxi piano per le infrastrutture e più in generale per l’economia non convince nessuno e annaspa tra le mura di un Congresso che fa fatica ad approvarlo. Piace sì in termini di ambizioni, paradossalmente più ai repubblicani, storicamente e da sempre affascinati dall’idea quasi perenne di dover ricostruire la nazione (tema cavalcato per quattro anni e più da un certo Trump). Ma no, non convince appunto, perché 3mila e 500 miliardi di dollari, cui si sommerebbero altri mille miliardi ancora tra strade e ponti e ferrovie, sembrano davvero troppi a tutti.

In primis, a una sinistra meno moderata che reclama maggiori attenzioni e soldi da muovere verso il fronte sociale. E in parallelo a una destra che non capisce bene né chi né come dovrebbe pagare per certi investimenti. Questo nel Paese in cui qualcuno diceva che «non esistono pasti gratis».

Il secondo pilastro che si sgretola riguarda invece l’immigrazione. Dopo un quadriennio passato a insultare Trump, Biden sta facendo esattamente la stessa cosa. Con la sua vice, Kamala Harris, che forse sta facendo addirittura peggio, quanto meno in chiave estetica. Perché la narrazione di un’America accogliente non coincide per nulla con le immagini che arrivano oramai quotidianamente dal confine col Messico. Con le istantanee dei respingimenti, talvolta anche violenti, di una chiusura arroccata che, pur non appiattita lungo il perimetro di un muro, si rivela comunque e pur sempre chiusura. 

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E infine c’è un terzo aspetto che caratterizza il fiato già corto di questo presidente: la mancanza di leadership. Di gran lunga il più grave, quando per mestiere fai…l’uomo più potente del mondo.
Un’inconsistenza che si è fatta persino plateale in occasione del ritiro dall’Afghanistan e che di tanto in tanto assume dei connotati divertenti se non fossero ridicoli.
L’ultimo episodio?
Una ripresa da “Truman show” con una finta Casa Bianca sullo sfondo, svelata un attimo dopo da un’inquadratura più ampia.
Grandi e piccole crepe che rischiano però di sfasciare definitivamente l’immagine di un leader non leader, già in pezzi.

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