Biden accelera sui vaccini: «Duecento milioni di dosi in 100 giorni, il doppio di quelle annunciate»

Biden, è corsa ai vaccini: 200 milioni di dosi in 100 giorni. Il doppio delle dosi annunciate, ecco il «nuovo e ambizioso obiettivo» del presidente americano
Biden, è corsa ai vaccini: 200 milioni di dosi in 100 giorni. Il doppio delle dosi annunciate, ecco il «nuovo e ambizioso obiettivo» del presidente americano
Giovedì 25 Marzo 2021, 20:58 - Ultimo agg. 18 Febbraio, 14:40
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Nella prima conferenza stampa in cui annuncia la ricandidatura nel 2024, Joe Biden spinge l'acceleratore sulla campagna di vaccinazione in America e annuncia quello che lui stesso definisce «un nuovo ambizioso obiettivo», quasi impensabile alcune settimane fa: 200 milioni di dosi somministrate negli Stati Uniti entro i primi cento giorni della sua amministrazione. Un cambio di passo in grado di imprimere una vera svolta alla lotta alla pandemia, il doppio delle dosi di vaccini annunciate al momento del suo insediamento alla Casa Bianca, con la soglia di 100 milioni di vaccinazioni già raggiunta venerdì scorso in appena 59 giorni.

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Prima conferenza stampa

Il presidente americano indica il nuovo target nel corso della prima conferenza stampa da quando è iniziato il suo mandato, e tra le altre cose mette in chiaro come la sua intenzione è quella di ricandidarsi alle presidenziali del 2024, a dispetto dei sui 78 anni.

E ad affiancarlo nel ticket, assicura, ci sarà ancora Kamala Harris. Potrebbe dunque nuovamente profilarsi la sfida con Donald Trump se il tycoon scioglierà le riserve e deciderà di scendere ancora una volta in campo in prima persona. Mai in 100 anni un presidente americano aveva atteso così tanto tempo come Biden per affrontare a 360 gradi le domande dei giornalisti.

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Tutto preparato con attenzione per evitare gaffe

Un incontro, quello con i media, preparato con grande accortezza, per scongiurare ogni possibile passo falso e ogni possibile scivolone per un politico che spesso in passato è stato dipinto come un vero e proprio gaffeur. Anzi, fu Biden stesso anni fa a definirsi con autoironia una «gaffe machine». Stavolta imprevisti non ce ne sono stati nel corso di una conferenza stampa in cui nessuna delle domande sembrava essere concepita per metterlo davvero in difficoltà.

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La crisi al confine con il Messico e controllo delle armi da fuoco

Nemmeno quelle sulla crisi al confine al confine col Messico, dove ogni giorno almeno 600 bambini migranti non accompagnati e provenienti da diversi Paesi del Centro America passano il confine provocando quella che sempre più si sta trasformando in un'emergenza umanitaria. «La stragrande maggioranza del flusso di immigrati che attraversano il confine viene rimandata indietro e il balzo negli arrivi si verifica ogni anno», si è difeso il presidente americano, spiegando che quello che la sua amministrazione sta cercando di fare è «ricostruire il sistema dell'immigrazione, un problema di lungo termine». «Ma non volterò le spalle ai bambini migranti, nessuna amministrazione eccetto quella guidata da Donald Trump lo farebbe», assicura. Solo un accenno invece all'altra crisi del momento, quella legata al controllo delle armi da fuoco dopo le due stragi di massa in una sola settimana, quella di Atlanta e del Colorado in cui sono morte rispettivamente 8 e 10 persone.

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La priorità resta la lotta al Covid

Biden ribadisce quindi con forza come al momento la priorità delle priorità resta la lotta al Covid, e rivendica il piano di aiuti da 1.900 miliardi di dollari a famiglie e imprese e il successo delle vaccinazioni grazie all'accordo da 200 milioni di dosi con la Johnson&Johnson e a quelli con Pfizer e Moderna per un totale di 600 milioni di dosi. Mentre sul fronte della ripresa dell'economia dopo mesi di restrizioni ammette come ancora ci sia «molto da fare»: «Nonostante molti osservatori hanno rivisto al rialzo le stime di crescita per quest'anno, indicando una crescita superiore al 6%, ci sono ancora troppi americani senza lavoro».

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Politica estera

Poi la politica estera, con due messaggi chiari a Pechino e a Pyongyang. «Conosco Xi Jinping da tempo, è una persona intelligente. Abbiamo parlato per due ore: gli ho detto chiaramente che non vogliamo un scontro ma una competizione e una concorrenza leale». Mentre sulla Corea del Nord gli Usa si stanno confrontando con gli alleati: «Se sceglierà un'escalation ci sarà una risposta. Ma sono pronto anche a qualche forma di diplomazia, a condizione di una denuclearizzazione».

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