Da (presunti) esportatori di democrazia a (effettivi) esportatori di vaccini.
L’annuncio di Joe Biden è già Storia:
«Nelle prossime 6 settimane, gli Stati Uniti spediranno oltremare 80 milioni di dosi, di Pfizer, Moderna e Johnson & Johnson». Ovvero altre 20 milioni di fiale approvate dalle autorità americane, finalmente disponibili anche per il resto del mondo.
In estrema sintesi: nessuno si salva da solo, insomma.
Lo scandisce a chiare lettere il Commander in Chief:
«Dobbiamo offrire il nostro aiuto per combattere questa terribile malattia ovunque, così da essere al sicuro anche qui, a casa nostra».
Gli Stati Uniti provano quindi a risolvere definitivamente la questione Covid, riproponendosi con questa mossa anche alla guida di una Comunità Internazionale sempre più influenzata da Cina e Russia. Con un parallelo roboante, firmato dallo stesso presidente, che effettivamente, però, rende assai bene l’idea.
«Proprio come le democrazie hanno guidato il mondo tra le tenebre della Seconda Guerra Mondiale, saranno le democrazie a guidarci fuori dalla pandemia: la nostra nazione sarà l’arsenale, l’arsenale dei vaccini».
Con tanto di chiarimento a margine:
«Non utilizzeremo i nostri vaccini per assicurarci in cambio favori. Li doneremo e basta».
Tra le 80 milioni di dosi promesse entro il 4 luglio, il già proclamato “Giorno dell’Indipendenza dal Covid-19”, ben 60 sono di AstraZeneca, l’antidoto mai autorizzato dalla Food and Drug Administration, ma invece regolarmente arruolato altrove e dunque comunque preziosissimo.
Una nuova campagna, quella estera, che poggia sulle solide basi di un’altra campagna, quella interna. Già perché nel frattempo sono ben 123 milioni i cittadini americani completamente vaccinati, mentre quasi il 60% della popolazione adulta ha ricevuto almeno una dose.
Un doppio biglietto da visita enorme con il quale Biden si presenterà al tavolo del G7, in programma a giugno proprio nel Regno Unito di quell’AstraZeneca un po’...snobbato.