Usa, Biden in Wisconsin: cinque cose da fare subito

Usa, Biden in Wisconsin: cinque cose da fare subito
di Luca Marfé
Mercoledì 17 Febbraio 2021, 15:00 - Ultimo agg. 15:03
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Il primo “Town Hall” nelle vesti di presidente.

La prima assemblea, il primo confronto con i cittadini, il primo vero momento di democrazia. In un momento folle, marchiato a fuoco dalla pandemia, con la necessità di riprendersi l’economia.

La scena è quella del Wisconsin, il volto è quello di Joe Biden.
Lui e le sue parole, lui e le sue paure, lui e le sue speranze. 

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Con cinque cose da fare. E da fare subito.

Smetterla di parlare di Donald Trump.

Il tycoon continua ad occupare troppi spazi, mediatici, ma anche politici. C’è un Paese che invece vuole voltare pagina, per ragioni psicologiche e soprattutto pratiche. Archiviato l’inutile impeachment, servito soltanto a esacerbare ulteriormente gli animi, basta polemiche, basta veleni, basta Trump. Almeno per un anno e mezzo, almeno fino alle elezioni di midterm del 2022. Anno in cui l’arancione promette di tornare già.

Accelerare sul fronte vaccini. «600 milioni di dosi entro la fine di luglio, vaccineremo ogni singolo americano». 400 già entro la fine di maggio, ritorno all’assoluta normalità entro Natale. Questa la priorità totale per la Casa Bianca e per gli Stati Uniti. Vincere il Covid: questa la premessa a tutto.

Riaprire le scuole. Da una costa all’altra, gli istituti viaggiano su una drammatica media della frequenza di un solo incontro a settimana, oramai quasi arresi al meccanismo della didattica a distanza. Genitori e figli, però, non ce la fanno dichiaratamente più. Le difficoltà sono tante, la sfida è farcela in tre mesi: riportare bambini e ragazzi in classe 5 giorni su 7.

Guarire la frattura. Chissà, forse persino l’incarico più complesso, una sorta di “mission impossible” all’indomani di un personaggio come Trump che Biden si sforza addirittura di non nominare. Eppure ci crede, «Non siamo una Nazione divisa», insiste. Ma per rimettersi tutti seduti allo stesso tavolo, a discutere di soluzioni e non di provocazioni, l’America ha bisogno anche del Partito Repubblicano. Che non è affatto detto che di Trump abbandoni i metodi e peggio ancora la via.

Parlare, spiegare, coinvolgere, sostenere, confortare. Da Commander in Chief a “Comforter in Chief”, scrivono appunto gli editorialisti americani, in un gioco di parole che è tutt’altro che un gioco. Incarnare una figura degna, capace di un’empatia di cui Trump era ed è evidentemente sprovvisto, in grado di rassicurare anziché agitare. Di dare delle risposte anziché porre delle nuove domande. Di offrire delle certezze anziché rischiare di aprire ulteriori voragini.

A Biden il compito di prendere per mano.
Ieri, in Wisconsin, ha cominciato a farlo.

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