Birmania, Save the children: «Donne e bambini stuprati e bruciati vivi»

Birmania, Save the children: «Donne e bambini stuprati e bruciati vivi»
Venerdì 17 Novembre 2017, 10:51 - Ultimo agg. 18 Novembre, 14:25
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«Alcuni soldati hanno preso me e altre due ragazzine e ci hanno portato in una casa. Mi hanno colpito in faccia con un fucile, mi hanno preso a calci sul petto e mi hanno pestato braccia e gambe. Poi sono stata stuprata da tre soldati. Hanno abusato di me per circa due ore e in alcuni momenti sono svenuta», ha raccontato allo staff di Save the Children in Bangladesh, Shadibabiran (nome di fantasia), una ragazzina di 16 anni. I soldati le hanno spezzato una costola. «Mi faceva molto male e a stento riuscivo a respirare. Anche ora ho difficoltà respiratorie, ma non sono andata da un medico perché provo troppa vergogna», ha raccontato.

Hosan, 12 anni, è fuggito dal suo villaggio verso il Bangladesh dopo che i militari hanno cominciato ad aggredire le persone con i macete. Durante la fuga, Hosan si è fermato in un villaggio abbandonato nella speranza di trovare cibo e acqua. «A un certo punto mi sono avvicinato a una cisterna e ho visto che dentro c'erano almeno 50 corpi senza vita che vi galleggiavano. Non riesco a togliermi dalla testa la vista di quei corpi gonfi né l'odore di bruciato delle case date alle fiamme. Sono orrori che non dimenticherò mai», è la sua testimonianza. 


Donne e bambini bruciati vivi, stupri diffusi e una cisterna piena di corpi senza vita. Sono solo alcuni degli orrori inimmaginabili che emergono dalle testimonianze strazianti dei bambini Rohingya in fuga dal Myanmar (Birmania), raccolte nel nuovo rapporto di Save the Children «Gli orrori che non dimenticherò mai». A pochi giorni dalla riunione dei Ministri degli Esteri di Europa, Asia, Australia e Nuova Zelanda, che si terrà lunedì e martedì nella capitale del Myanmar Naypyidaw, Save the Children, l'Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare i bambini e garantire loro un futuro, chiede ai leader di agire immediatamente per fermare le violenze contro le comunità Rohingya. Il rapporto, che contiene le testimonianze di donne e bambini raccolte dal personale di Save the Children in Bangladesh, restituisce un'immagine inquietante della violenza sistematica, degli stupri e degli sgomberi forzati di cui sono stati vittime moltissimi dei 600.000 Rohingya, di cui almeno il 60% bambini, che si sono rifugiati in Bangladesh dal 25 agosto scorso. 

Dal rapporto di Save the Children emerge anche la testimonianza di Rehema (nome sempre di fantasia), una giovane donna di 24 anni, che ha raccontato di aver assistito con i suoi occhi alla scena di una donna e del suo bambino bruciati vivi. «Ho visto un soldato cospargere di benzina una donna incinta di molti mesi e subito dopo darla alle fiamme. Ricordo anche un altro soldato che ha strappato un bambino dalle braccia di sua madre e l'ha scaraventato nel fuoco. Si chiamava Sahab e non aveva nemmeno un anno. Non potrò mai dimenticare le sue grida», è il racconto di Rehema. «Quasi ogni bambino con cui abbiamo parlato ha assistito a cose alle quali nessun minore al mondo dovrebbe essere esposto. Ci hanno raccontato di massacri, di stupri multipli e di loro familiari bruciati vivi» ,ha dichiarato Helle Thorning-Schmidt, Direttore Generale di Save the Children International, che recentemente ha visitato i rifugiati Rohingya a Cox's Bazar, in Bangladesh. «Con oltre la metà dei rifugiati che ha meno di 18 anni - prosegue - possiamo parlare di vera e propria emergenza bambini. Molti di loro sono profondamente traumatizzati da quello che hanno dovuto subire e ora stanno vivendo in un posto in cui nessun bambino dovrebbe vivere». 

Save the Children chiede con forza ai Ministri degli Esteri che si riuniranno a Naypyidaw di assumere una posizione ferma sulla crisi che coinvolge le comunità Rohingya e di condannare inequivocabilmente le violenze dei mesi scorsi. «La grave situazione che stanno vivendo le comunità Rohingya deve essere al centro dei colloqui di Naypyidaw. Le nazioni di tutto il mondo - chiede Helle Thorning-Schmidt - devono unire la loro voce e sfruttare la loro influenza diplomatica con il Myanmar. Devono usare tutti i mezzi finanziari e diplomatici a disposizione per porre fine alla crisi e garantire ai bambini la protezione di cui hanno bisogno. Vogliamo che le violenze cessino immediatamente, che i responsabili di questi orrori vengano assicurati alla giustizia e che venga garantito l'accesso umanitario senza ostacoli nel nord dello Stato di Rakhine».

« Inoltre, bisogna ricostruire le giovani vite sconvolte dei bambini Rohingya.
Molti dei minori con i quali ho parlato nei campi sono traumatizzati e occorre quindi garantire che ricevano le cure e il sostegno necessari per superare ciò che hanno subito», ha concluso Helle Thorning-Schmidt. Save the Children è impegnata in Myanmar da molti anni, anche con interventi a supporto delle comunità Rohingya sfollate nei campi di Sittwe e Pauktaw e delle comunità Rakhine a Pauktaw. Attualmente l'Organizzazione sta intervenendo a Cox's Bazaar, in Bangladesh, dove sono stati raggiunti oltre 230.000 Rohingya attraverso la distribuzione di cibo, kit per la cucina e per la costruzione di rifugi di emergenza, cure mediche, trattamenti contro la malnutrizione e attività di protezione dell'infanzia.
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