Black bloc e antisemiti, ecco il nuovo volto dei Gilet gialli

Black bloc e antisemiti, ecco il nuovo volto dei Gilet gialli
di Francesca Pierantozzi
Domenica 17 Febbraio 2019, 12:00 - Ultimo agg. 15:33
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PARIGI - «Sporco ebreo» gridano al filosofo Alain Finkielkraut, che resta fermo, sul marciapiede vicino a casa sua, nel sesto arrondissement di Parigi. «Torna a Tel Aviv», «il popolo siamo noi» urlano. Quasi tutti hanno il gilet giallo. Ci sono le telecamere, i telefonini, le macchine fotografiche: non importa, continuano. Il filosofo si allontana lentamente, guardando negli occhi quelli che lo insultano, arrivano a fargli scudo alcuni gendarmi in tenuta antisommossa.

Più delle auto bruciate (ce ne sono state di nuovo), più dei lacrimogeni, dei saccheggi e degli scontri, è l'attacco antisemita a volto scoperto e gola spiegata a segnare questo 14esimo atto della rivolta gialla. Più degli slogan contro Macron, suona mille volte sui social network il grido: «vattene all'inferno, brutto sionista».
 
In un paese in cui gli atti antisemiti sono esplosi in un anno: più 74 per cento. E nel mezzo di una rivolta che continua a non volere leader, portavoce o partiti e che appare sempre più incapace ad arginare le derive: le violenze, i saccheggi, la xenofobia, l'antisemitismo. Il presidente ha reagito su twitter: «Figlio d'emigrati polacchi diventato membro dell'Académie française, Alain Finkielkraut non è soltanto un eminente uomo di lettere, ma il simbolo di quello che la République consente a ciascuno» ha scritto Macron, aggiungendo: «le ingiurie antisemite di cui è stato oggetto sono la negazione assoluta di quello che siamo e di quello che fa noi una grande nazionale. Non le tollereremo».

«Possa questa scena allucinante polverizzare gli ultimi resti di impunità mediatica di cui beneficiano i gilet gialli» reagisce Bernard-Henri Lévy, che punta il dito contro dei nazistelli.

Per il portavoce del governo Benjamin Griveaux è «l'odio allo stato puro per le strade di Parigi: Quelli che insultano a volto scoperto. Spero che saranno identificati, perseguiti e pesantemente condannati».

In tutto il paese il ministero dell'interno ha contato ieri 41.500 manifestanti, diecimila in mendo di una settimana fa. Il corteo di Parigi ha riunito 5mila persone. Sono partite dall'Arco di Trionfo, poi gli Champs Elysées, il boulevard Sqaint Michel e la grande Esplanade des Invalides.

Qui è finita la manifestazione ed è cominciata la guerriglia: cassonetti e auto bruciate, banche assaltate, lanci di pietre contro la polizia, che ha risposto con lacrimogeni. Alla fine gli agenti hanno completamente evacuato Les Invalides. Una trentina i fermati. Manifestazioni e cortei ci sono stati anche a Bordeaux (che resta una roccaforte gialla) poi Lille, Strasburgo e Rouen.

E' qui che c'è stato uno degli incidenti più gravi. Un automobilista ha lanciato la sua auto contro la folla, ferendo in modo non grave tre persone. L'uomo, che aveva in macchina la moglie e il figlio piccolo, sarebbe stato preso dal panico quando la folla ha circondato alla sua auto e ha cominciato a battere sulla carrozzeria, lanciano anche qualche sasso. Si è poi presentato spontaneamente in commissariato. Le figure più in vista del movimento, come il camionista Eric Drouet (che rischia una condanna per aver organizzato manifestazioni non organizzate), invita a non mollare. Anzi, rilancia: l'idea adesso è di manifestare anche la domenica, e un corteo potrebbe esserci anche oggi a Parigi.

Il presidente Macron risale nei sondaggi e punta al Grande Dibattitto nazionale, snobbato dai gilet gialli, ma che raccoglie un buon successo di pubblico tra i più anziani e in molte zone rurali. A prendere la parola fatto rarissimo- è stata invece Brigitte Macron che approfittando di una visita innocente a Bar-Le-Duc per promuovere il patrimonio storico-culturale della Francia ha accettato di rispondere a una domanda sul movimento dei gilets jaunes: «Dobbiamo parlarci, è arrivato il momento di riconciliarci, perché, sinceramente, tutto quello che dobbiamo fare, lo dobbiamo fare insieme, è una cosa di cui sono convinta».

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