Crisi Venezuela: «Noi campani bloccati a Caracas con un figlio appena nato»

Crisi Venezuela: «Noi campani bloccati a Caracas con un figlio appena nato»
di Gabriella Cuoco
Giovedì 7 Febbraio 2019, 10:30 - Ultimo agg. 10:31
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«Mio nipote non deve morire di fame in Venezuela, devo subito portalo in Italia». Ines Manganaro, 41 anni, di Santa Maria a Vico, nonna da settembre del piccolo Natale, è preoccupata. Guarda di continuo whatsapp in attesa di notizie dall'isola Margherita, non lontano da Caracas. La parola più battuta sul telefonino è passaporto. Già, il passaporto per il piccolo Natale che impedisce a suo figlio e alla moglie di rientrare in Italia. Ed è immaginabile la tensione che in famiglia dura da settimane con le sinistre notizie che arrivano dal Venezuela.

Ines, parrucchiera con marito disoccupato, sta spendendo i suoi risparmi per poter riportare in Italia il figlio Alfonso, la compagna Monica Francesca e il piccolo nato, in Venezuela, paese d'origine della madre. La giovane coppia, che abita nell'isola Margherita che si trova nel mar dei Caraibi, senza lavoro, ha difficoltà economiche. Ma non riesce ad ottenere il via libera per poter uscire dal Venezuela perchè al bambino non viene dato il passaporto.

LA PAURA
«Non so più che fare dice Ines . Sono persino andata in Consolato a Napoli ma mi hanno detto che non è loro compito avviare questo tipo di pratica. Mio figlio Alfonso e la compagna Monica mi raccontano cose assurde. Per fortuna, riescono a racimolare qualche soldo per comprare il latte al piccolino ma loro fanno una vita di stenti. Mio figlio e la moglie qui hanno sempre fatto una vita senza grandi difficoltà nonostante la nostra condizione precaria».
Alfonso e Monica si sono conosciuti su facebook. Dopo aver chattato per alcuni mesi, lei, figlia di venezuelani ma con un patrigno italiano, in una vacanza in Campania nel 2017 ha incontrato e conosciuto il padre di suo figlio. Da quel momento non ha più lasciato Alfonso. È rimasta ospite per mesi a Santa Maria a Vico. Poi, è arrivata la bella e inattesa notizia: Monica incinta. La madre di lei, medico, quando ha saputo che la figlia era in attesa ha espresso il desiderio che il nipotino nascesse lì. Ma, una volta partorito, Monica e Alfonso non sono riusciti più a ritornare a Santa Maria a Vico.

 

Ines più volte ha inviato soldi per i bisogni di Natale. «L'ultima volta - racconta la giovane nonna - ho mandato 900 euro affinché un'azienda del territorio potesse velocizzare la pratica per il rilascio del passaporto. Strano ma vero, Alfonso è stato persino truffato. Ho scritto una lettera al sindaco di Santa Maria a Vico, Andrea Pirozzi, che ha inviato una nota alla Farnesina, dopo aver invano cercato di mettersi in contatto con il Consolato del Venezuela».

GLI ZII
Il primo cittadino, con l'assessore alle Politiche sociali, Veronica Biondo, da giorni si battono affinché il piccolo Natale possa venire in Italia dai nonni e dagli zii Valentina, Gaia e Mario, fratelli del papà. «Abbiamo inviato una nota di sollecito per il passaporto del piccolo dice l'assessore Biondo direttamente alla Farnesina. Attendiamo, altrimenti dovremo mettere in piedi una nuova strategia».

Intanto, in queste ore, si spera che l'Ambasciata italiana in Venezuela possa dare ai genitori materiale che dia la possibilità al Comune della Valle di Suessola di rilasciare un documento valido per far tornare in Italia il piccolo Natale, in quanto i genitori hanno la nazionalità italiana.

Per Alfonso e la sua famiglia, la vita potrebbe ritornare a sorridergli. In questi giorni, c'è anche chi attraverso la sua famiglia d'origine ha avanzato una proposta di lavoro proprio a Santa Maria a Vico, con la possibilità di essere assunto in una ditta edile.
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