«La bomba atomica? E' possibile. Putin può attaccarci anche dal Mediterraneo»: l'allarme del presidente del Cesi

Andrea Margelletti: "Il lancio di un'atomica russa garantirebbe oggettivamente l'ingresso degli occidentali in Ucraina, almeno con forze aeree, salvandola per sempre"

«La bomba atomica? E' possibile. Putin può attaccarci anche dal Mediterraneo»: l'allarme del presidente del Cesi
«La bomba atomica? E' possibile. Putin può attaccarci anche dal Mediterraneo»: l'allarme del presidente del Cesi
di Marco Ventura
Giovedì 20 Ottobre 2022, 07:09 - Ultimo agg. 21 Ottobre, 10:00
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I russi alla fine possono davvero sganciarla una bomba atomica, magari sotto forma di arma tattica nucleare, più piccola di quelle da fungo atomico di Hiroshima e Nagasaki?

«È possibile», ammette il presidente del Cesi (Centro studi internazionali), Andrea Margelletti. «Quelle nucleari sono armi sempre a grande prontezza operativa, utilizzarle è un attimo. I russi ne parlano dall'inizio della guerra e continuano a parlarne, il messaggio che ci mandano è semplice: quello che per noi è inaccettabile, per loro è possibile. In effetti, lo è».

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Ma le armi nucleari non sono tutte uguali, cosa dobbiamo aspettarci?
«Anzitutto, va capito dove pensano di lanciarla: sulle città? Su Kiev? Su un obiettivo militare? Su una località dimenticata da Dio? C'è differenza tra un'arma tattica nucleare su Vercelli o su Firenze, Roma o Milano»


Gli effetti dell'arma tattica nella versione mini sarebbero limitati?
«Relativamente.

Sarebbe comunque un disastro, è pur sempre un ordigno nucleare. La differenza è tra bomba atomica e all'idrogeno, i livelli sono diversi, moltissime le variabili. Sarebbe in ogni caso un affare serio. In Corea, quando il generale McArthur propose di utilizzare l'atomica, il presidente Truman lo rilevò dal comando»

 


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«Quella nucleare tattica è un'arma di pressione politica, militarmente non avrebbe senso lanciarne una. Non si risolverebbe niente sul campo a meno di non lanciarne 5 o 6 per rompere il fronte avversario, una vera e propria campagna nucleare tattica. Sganciarne una darebbe solo la sveglia politica. E non è detto che l'uso di un'arma nucleare possa rappresentare per Kiev un disastro. Quando i giapponesi attaccarono Pearl Harbour fu allora, disse Churchill, che la guerra è stata vinta».


Tradotto per l'Ucraina di oggi?
«Il lancio di un'atomica russa garantirebbe oggettivamente l'ingresso degli occidentali in Ucraina, almeno con forze aeree, salvandola per sempre. Se i russi lanciano 5 o 6 armi tattiche, le loro forze sul campo saranno in grado di capitalizzarne l'impatto? E se poi entra la Nato in Ucraina? Per Mosca, diventerebbe tutto più difficile».


Come reagirebbe l'Occidente?
«Non essendo l'Ucraina un Paese Nato, non ci sarebbero gli estremi per l'ipotesi di mutua difesa dell'art. 5 del Trattato. Inoltre, il nucleare è uno strumento che si utilizza non avendo altre capacità. La Nato o i Paesi Nato sono, invece, ampiamente in grado di esprimere capacità convenzionali decisive. Sbaglia chi si aspetta, nell'eventualità di un attacco nucleare russo all'Ucraina, una guerra atomica».


Fin qui le argomentazioni razionali, ma c'è un elemento impalpabile, psicologico a Mosca?
«Siamo noi che stiamo valutando le cose in maniera totalmente irrazionale, perché non riusciamo ad accettare l'idea che si possa andare in guerra, e questo è un elemento illogico. Pregare per il bel tempo non ti mette al riparo dalla pioggia. Probabilmente sono più razionali al Cremlino, sanno cosa vogliono ottenere anche se potrebbero non avere le capacità per riuscirci. Anche il fatto che si ragioni da questa parte su una sola bomba atomica e non 7-8, è come andare in autostrada rifiutando l'idea di poter avere un incidente. Ci sono diverse guerre in atto che non consideriamo».


Quali?
«C'è una guerra navale non vista. Noi ci focalizziamo sull'Ucraina, ma ci sono oltre 12 navi russe più i sottomarini nel Mediterraneo, in grado di colpire obiettivi non soltanto in Ucraina ma anche dalle nostre parti. La postura offensiva non è solo verso l'Ucraina, i russi si tengono pronti a fare operazioni a tutto campo. La loro flotta con base a Tartus, in Siria, è di tutto rispetto, senza dimenticare i sottomarini russi che rappresentano una minaccia per la flotta italiana, ma anche per i livelli commerciali. C'è una situazione di enorme tensione anche fuori dall'Ucraina».


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«Ci sono gasdotti anche tra l'Algeria e l'Italia, tra l'Albania e l'Italia, tra la Libia e l'Italia, meno male che c'è un monitoraggio della Marina militare italiana».


Sul campo, in Ucraina, cosa sta succedendo?
«Ci sono avanzate e ritirate in tutti e due i campi, ad oggi il fronte è sostanzialmente stabile. Sono all'attacco gli ucraini, ma anche i russi in altre zone, lo scenario è cristallizzato. Gli ucraini hanno ripreso diversi territori, ma poi si devono fermare per far seguire la logistica, far respirare i soldati La guerra non è un videogame».

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