Brexit dal primo febbraio, le voci degli italiani di Londra: «Mai integrati, sarà più difficile stare nel Regno Unito»

Brexit dal primo febbraio, le voci degli italiani di Londra: «Mai integrati, sarà più difficile stare nel Regno Unito»
di Lucilla Vazza
Domenica 26 Gennaio 2020, 09:31 - Ultimo agg. 16:42
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Anche se non ci saranno i rintocchi del Big Ben, il conto alla rovescia per la Brexit è ormai alla fine e l'aria che si respira tra i nostri connazionali a Londra è pesante. Tra un sorriso e una sbuffata tutti sono concordi su un punto: per noi non c'è niente da festeggiare. «Ci sentivamo parte di un Paese, ci sveglieremo migranti» è il refrain. E lo dicono manager da 30 anni nella City, ricercatori diventati docenti universitari, lavoratori semplici che hanno realizzato una carriera di responsabilità nel loro settore alberghiero o della ristorazione, studenti con il futuro negli occhi. Il punto interrogativo si materializza nelle loro parole. «La botta grossa arriverà dopo il 31 dicembre, quando la Brexit sarà effettiva. Gli stranieri si sentiranno ancora più stranieri, ma sarà un brutto risveglio anche per gli inglesi che si erano abituati a viaggiare e ad avere tutte le facilitazioni che l'Unione Europea dava loro. La Brexit non è per i poveri, chi l'ha votata si illude che le risorse prima versate all'Ue saranno date al welfare, non sarà così perché serviranno ad alimentare l'area produttiva e il business. Se il modello a cui si guarda è Singapore, per la working class sarà ancora più dura e quando lo capiranno sarà tardi. Noi italiani siamo oltre 700mila, molti sono fantasmi non registrati all'Aire, per regolarizzarsi c'è una burocrazia infinita, in più tanti oriundi italiani di ogni parte del mondo stanno chiedendo il passaporto italiano per avere lo status comunitario, il quadro è complicato. Molti di noi tornerebbero in Italia, ma non sappiamo se potremo godere dei diritti acquisiti in anni di residenza, come la pensione. È tutto fumoso» non le manda a dire Alex, siracusano di 55 anni, a Londra da 30, sposato con un'inglese e padre di un ragazzo di 23.

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E non meno cupo è il quadro che tratteggia Anna Sergi, calabrese, giovane docente di Criminologia all'Università di Essex, a Londra da 12 anni: «Innanzitutto c'è un tema di identità, ora c'è un noi stranieri e un loro riferito agli inglesi molto più marcato. Abbiamo passato tutte le fasi del lutto, sono anni che parliamo tra noi italiani di Brexit, oggi c'è amara rassegnazione. È come vedere un treno che si sta schiantando e tu non puoi fare niente. Chi di noi per anni non ha sentito la necessità di frequentare la comunità di appartenenza, ora cerca i connazionali per avere informazioni e anche per una vicinanza emotiva. La Brexit ha riunito le comunità straniere. La vedo molto male per questo Paese, diventerà più povero. Il mio salario ha già perso in questi anni un terzo del potere d'acquisto. Di sicuro nei prossimi giorni non sarò a Londra per la festa del 31, ho già comprato il biglietto dell'aereo».
 

In questi undici mesi di transizione verso l'addio che diventerà effettivo dal 2021, Boris Johnson dovrà completare il passaggio alle nuove regole, innanzitutto per l'immigrazione, dove il modello sarà con tutta probabilità quello a punti che vige in Australia: gli immigrati top, i luminari, quelli più qualificati saranno i primi della lista, gli altri se c'è reale necessità.

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In ogni caso, la nuova era parte nel segno della confusione e dei dubbi. «La questione sostanziale - spiega Leila Simona Talani, Ordinaria di Scienze Politiche al King's College di Londra, da 21 anni - è che fino ad oggi abbiamo avuto gli stessi diritti degli inglesi, con la Brexit non sarà più così. Gli inglesi ci sopportano, non c'è mai stata vera integrazione, ma formalmente eravamo sullo stesso piano dei diritti come cittadini Ue, abbiamo potuto fare carriera, da domani avremo una maggiore ghettizzazione. Le borse di studio e gli accessi universitari saranno prima per gli inglesi, poi per gli altri. Sarà più difficile mettersi in regola per lavorare e aumenteranno gli irregolari: finora arrivavano dall'altra parte del mondo, con la Brexit saranno anche i cittadini comunitari. Chi ha diritto sta prendendo il secondo passaporto. Poi domani potrebbero cambiare le leggi, ma oggi non abbiamo certezze e infatti cala l'attrattività della Gran Bretagna anche per gli studenti».
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