Questa con 21 mesi sarà più breve dei 24 chiesti da Londra, che ha acconsentito a dare ai cittadini Ue che arriveranno in Gran Bretagna durante questo periodo gli stessi diritti di chi si è stabilito prima della Brexit.
Davis ha ceduto in parte anche sulla questione irlandese, accettando di inserire nel testo dell'accordo l'opzione - contestatissima dagli alleati nordirlandesi del Dup - del «backstop», ovvero il paracadute legale che lascerebbe di fatto Belfast nel mercato interno e nell'Unione doganale nel caso in cui non si arrivasse a un'intesa sulla frontiera 'fluidà con Dublino. «Non c'è ancora accordo sul giusto approccio operativo» sulla questione irlandese su cui «c'è da fare di più», ha ammesso Davis, che ha però rassicurato sulla «intenzione di raggiungere una partnership che sia così stretta che non richieda misure specifiche per l'Irlanda del Nord». Partirà quindi il 26 marzo un nuovo giro di negoziati solo sul nodo irlandese, con l'obiettivo di concluderli per il 18 aprile. Venerdì toccherà quindi ai 27 dare il via libera finale alle intese odierne su passato e transizione, nonché alle linee guida per i negoziati sulle relazioni future, che domani dovranno ricevere un primo ok a livello di ministri. Toccherà poi anche all'Europarlamento dare, se lo riterrà opportuno, il suo ok. «È una tappa importante ma è solo una tappa», ha avvertito Barnier, ricordando infatti che Londra non potrà stringere nessun accordo commerciale - né con l'Ue né con Paesi terzi - prima del 29 marzo 2019. Solo durante la fase transitoria potrà farlo e, per quanto riguarda quelli con i Paesi terzi, la loro applicazione potrà scattare solo dal 2021, salvo concessione da parte Ue.