Brexit, che fare? Ecco il decalogo
per chi lavora o fa impresa in GB

Brexit, che fare? Ecco il decalogo per chi lavora o fa impresa in GB
Martedì 22 Gennaio 2019, 16:06 - Ultimo agg. 16:08
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Con la Brexit e soprattutto con il ritardo della stipula degli accordi con l'Ue e l'incertezza delle regole fiscali, gli esperti di mobilità internazionale prevedono una «fuga» di aziende e lavoratori dal Regno Unito per rientrare in un altro Paese Ue. Ma a quali cose prestare attenzione per non sbagliare obiettivo? A stilare una lista di consigli ci hanno pensato gli esperti di Bdo, network internazionale di professionisti specializzati sulla gestione delle risorse umane in mobilità o distaccate all'estero.

1) Se si è un dipendente, è innanzitutto buona norma comparare le aliquote fiscali tra i Paesi di riferimento e le leggi in materia di previdenza sociale, per capire cosa comporterà a livello monetario e personale l'uscita dalla Gran Bretagna.

2) Occorre, inoltre, chiedersi se esistono dei regimi favorevoli per i lavoratori neo residenti come ad esempio avviene in Italia e in Olanda.

3) È necessario, inoltre, considerare se le condizioni socio-economiche del Paese di destinazione: abitazioni, sistema scolastico e sistema sanitario siano paragonabili a quelli del Paese di origine. Si tratta di un aspetto importante, che incide sul reddito famigliare nel caso ci si debba trasferire con partner e figli.

4) I datori di lavoro, dal canto loro, dovrebbero assicurarsi di concedere al dipendente il giusto salario e i benefit adeguati a mantenerne inalterato, se non a migliorare, il tenore di vita, cercando per esempio di capire quali contromisure possano mettere in atto per evitare che il dipendente si ritrovi con un reddito netto inferiore
rispetto a quello del paese di partenza.

5) Una particolare attenzione deve, inoltre, essere prestata ai visti e permessi di lavoro necessari se il Paese di origine o il Paese di destinazione si trovano al di fuori dell'Unione europea.
 
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