Brexit, le nuove tasse colpiscono Londra: addio capitale del lusso. Lo shopping? A Milano e Parigi

L’appello al governo di cento brand: «Via l’imposta di soggiorno, giù l’Iva»

Brexit, le nuove tasse colpiscono Londra: addio capitale del lusso. Lo shopping? A Milano e Parigi
Brexit, le nuove tasse colpiscono Londra: addio capitale del lusso. Lo shopping? A Milano e Parigi​
di Chiara Bruschi
Mercoledì 26 Aprile 2023, 21:28 - Ultimo agg. 27 Aprile, 20:46
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La Brexit colpisce ancora e rischia di privare la capitale inglese del titolo di paradiso dello shopping di lusso. E stavolta le conseguenze delle nuove regole innescano una grande mobilitazione. Si chiama “Scrap the tourist tax”, ovvero, “eliminate la tassa per i turisti” la campagna lanciata dal Daily Mail in supporto a un centinaio di aziende che si sono rivolte al Cancelliere dello Scacchiere Jeremy Hunt, affinché permetta ai turisti internazionali di tornare a fare shopping a Londra “tax free”. Visto che ora, scrivono in una lettera di appello promossa da Sir Rocco Forte, fondatore della catena di lusso Rocco Forte Hotels, questi visitatori sembrano preferire altre destinazioni europee per fare il loro shopping. Luoghi ben più vantaggiosi, come Parigi, Milano e Madrid. «Se guardiamo alle singole nazionalità, l’afflusso dagli Stati Uniti nel Regno Unito è tornato al 101% rispetto al 2019 – si legge nella lettera – Ma l’Italia in questo momento sta godendo di una spesa dai visitatori americani pari al 190% rispetto al periodo pre-pandemia. La Spagna è al 201% e la Francia addirittura al 226%». Gli operatori confermano la tendenza. «I nostri affari con i consumatori americani sono tornati ai livelli pre pandemia ma a Parigi sono raddoppiati», ha raccontato al programma World At One della BBC Radio 4, Gerry Murphy, manager di Burberry. «Se guardiamo al turismo dal Medio Oriente, in Francia e a Parigi il rapporto è doppio se non triplo rispetto a quello che accade nel Regno Unito. È la prova evidente che i nostri affari sono stati dirottati verso i nostri vicini, una diretta conseguenza del fatto che il Regno Unito è diventato meno attraente da questo punto di vista», ha aggiunto Murphy.

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LA SITUAZIONE

Prima dell’uscita dall’Ue, i turisti che arrivavano dai paesi esterni all’UE potevano chiedere la restituzione dell’IVA sugli acquisti effettuati nel Regno Unito.

Con l’entrata in vigore della Brexit questa agevolazione è stata tolta, nonostante il Centre for Economics and Business Research avesse avvertito, già nel 2020, dei potenziali danni che avrebbe potuto causare all’economia e soprattutto in settori già molto colpiti dalla pandemia come il turismo e la vendita al dettaglio. Lo scorso autunno il predecessore di Hunt, Kwasi Kwarteng del governo Truss, aveva tentato di adeguarsi agli altri paesi Ue, introducendo il provvedimento nel tanto criticato minibilancio che lo aveva poi costretto a dimettersi. «Tutti i paesi dell’Ue ora offrono uno shopping tax free e noi no – si legge nella lettera indirizzata a Jeremy Hunt – Quindi, le nostre merci hanno improvvisamente cominciato a costare il 20 per cento in più che negli altri paesi. Il Tesoro ha detto che questa mossa avrebbe fatto risparmiare 2 miliardi di sterline l’anno ma è un’affermazione vaga e non del tutto vera. I turisti che arrivano da Stati Uniti, Medio Oriente, Cina e altri paesi per comprare britannico, contribuivano all’economia in senso più ampio, oltre alle spese sostenute per i loro acquisti». 

LA FUGA

Soggiornavano in hotel di lusso, spendevano soldi nei ristoranti e nei teatri, per fare solo qualche esempio. Secondo uno studio condotto da Oxford Economics a novembre, reintrodurre il “tax-free shopping” per visitatori stranieri darebbe all’economia britannica una spinta di 4,1 miliardi di sterline, e supporterebbe 78mila posti di lavoro. Anche per questo Sajid Javid, conservatore come il governo in carica ed ex Cancelliere dello Scacchiere con il governo di Boris Johnson, si è espresso a favore del provvedimento, sostenendo che darebbe una spinta all’economia maggiore dei costi necessari per sostenerla. «Da ex cancelliere so quanto sia importante accertarsi di avere sufficienti entrate per dare ai cittadini. I servizi che si aspettano – ha detto in una intervista – ma credo che questa si possa rimuovere e che genererebbe più introiti e aiuterebbe l’economia a crescere. E non penso che nessun altro paese in Europa abbia una simile tassa per le spese dei turisti quindi ritengo sarebbe positivo trovare un modo per toglierla». 

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