Brexit, Regno Unito verso il rinvio: escluso il no deal

Brexit, Regno Unito verso il rinvio: escluso il no deal
Brexit, Regno Unito verso il rinvio: escluso il no deal
di Cristina Marconi
Giovedì 14 Marzo 2019, 08:39 - Ultimo agg. 18:33
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Non sapendo cosa vogliono, i deputati britannici hanno urlato a gran voce quello che non vogliono per la Brexit: il no deal. Una speranza che però non cambia la legge né la sostanza di una situazione in cui scivolare via dall'Unione europea senza un accordo rimane possibile, visto che non c'è una maggioranza parlamentare per trovarne uno. Ma chiamata a votare sull'ipotesi di un taglio netto con la Ue, Westminster, con un colpo di scena, ha approvato con una sottile maggioranza un emendamento non vincolante che rappresenta una versione più radicale della mozione del governo di Theresa May, che infatti aveva provato ad ostacolarlo: 312 deputati contro 308 non vogliono un no deal, né oggi né mai.

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Per il governo la posizione di default era quella di un no deal nel caso di mancato accordo entro il 29 marzo, mentre in questo modo appare essere quella di restare nella Ue. E la mozione emendata ha vinto con una larga maggioranza, di 321 contro 278, dando un ennesimo schiaffo alla linea dettata dalla premier Theresa May, costretta a un'ennesima dimostrazione pubblica di quanto poco controllo abbia sull'intero processo della Brexit, nonostante le lontane promesse di essere una leader forte e stabile.

POSIZIONE
Con un filo di voce resa roca dalla tosse, la May ha ammesso che esiste una «chiara maggioranza contro l'uscita senza un accordo» ma, tra gli schiamazzi, ha ribadito che «la posizione di default legale rimane quella secondo cui il Regno Unito lascerà la Ue senza accordo a meno che non venga votato un accordo», andando contro l'indicazione appena espressa dal Parlamento. «Si può lasciare con l'accordo negoziato, con l'accordo e un secondo referendum, danneggiando la fragile fiducia tra il pubblico britannico e i membri del parlamento, possiamo negoziare un nuovo accordo, anche se la Ue ha messo in chiaro che questo è l'unico disponibile», ha spiegato la premier, annunciando che oggi si voterà una nuova mozione, ossia quella per chiedere un rinvio dell'articolo 50 e un'estensione possibile solo con un piano.

RICHIESTA
«Se il Parlamento riesce a trovare un modo per sostenere un accordo nei prossimi giorni, permetterebbe al governo di chiedere una breve proroga tecnica all'articolo 50 per approvare la legislazione necessaria e ratificare l'accordo raggiunto con la Ue», cosa che vale solo con un accordo pronto ad essere approvato, per la May, che ha avvertito che se il Parlamento non vuole né un accordo né un no deal, deve accettare che la proroga Ue sia molto lunga, con tanto di partecipazione alle elezioni di Strasburgo. «Non credo che sarebbe l'esito giusto».

In sostanza, secondo la mozione che verrà votata oggi, la May chiederà un terzo voto significativo sul suo testo, e se entro il 20 marzo ci sarà l'approvazione allora chiederà alla Ue un'estensione tecnica non oltre il 30 giugno. In caso contrario, verrà invece richiesta un'estensione più lunga, ben sapendo che potrebbe andare oltre le elezioni di Strasburgo.

«La proroga dell'articolo 50 è ormai inevitabile», ha commentato il leader dell'opposizione Jeremy Corbyn, esortando il parlamento a «prendere il controllo della situazione». La pressione inizia a salire, mancano due settimane alla Brexit, e anche a Westminster la tensione è ormai palpabile e il secondo emendamento, il ben poco realistico piano Malthouse, è stato bocciato pesantemente, con 164 sì e 374 no. Una strada alternativa a quella della May è stata suggerita dal cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond, che nel corso della sua dichiarazione economica di primavera ha chiesto di «cercare un compromesso» per dare sostanza alla volontà di evitare il no deal.

In parole povere, Hammond suggerisce alla premier di guardare al centro, a chi vuole una Brexit soft. Ma lei, testarda, per ora ritiene prematuro cambiare strada.

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