Funerali Elisabetta, la prima sfida del re Carlo III: tenere unito il regno

La prima sfida del re Carlo III: tenere unito il regno
La prima sfida del re Carlo III: tenere unito il regno
di Chiara Bruschi
Martedì 20 Settembre 2022, 07:10 - Ultimo agg. 13:00
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Il principe Carlo non ha mai goduto di una popolarità comparabile a quella della madre, Elisabetta II. Ora che è diventato Re Carlo III, però, nei suoi primi di giorni da monarca ha conquistato l'affetto del suo popolo, che si è stretto attorno a lui in questi giorni di dolore. Di lui hanno apprezzato il primo discorso, per niente pomposo, molto personale e onesto, e ne hanno applaudito la vicinanza, quando di ritorno da Edimburgo si è fermato a stringere le mani di centinaia di persone davanti al cancello di Buckingham Palace. 

Eppure, secondo alcuni opinionisti, questa luna di miele inaspettata tra Carlo III e i suoi sudditi, potrebbe non durare a lungo.

Davanti al sovrano, infatti, ci sono sfide senza precedenti per la monarchia britannica ed è ancora troppo presto per prevedere se sarà in grado di affrontarle. Nell'agenda di Carlo, la difesa dell'ambiente ha avuto da sempre un ruolo dominante ma ora avrà ben altro di cui occuparsi. Basti pensare alle tensioni con la Scozia e l'Irlanda del Nord. 

Anche se nei giorni scorsi le popolazioni di queste due nazioni hanno ricevuto e accolto con dolcezza il nuovo sovrano, stringendosi a lui per la perdita della cara madre, le crepe che minacciano la solidità del Regno Unito sono pronte farsi sempre più profonde, non appena il lutto sarà finito. La Scozia, guidata da Nicola Sturgeon, spinge per un secondo referendum sull'indipendenza (nel primo, pre Brexit, i nazionalisti avevano avuto la peggio); a Belfast le cose non stanno andando meglio, in seguito alle elezioni dello scorso maggio con la vittoria storica del partito repubblicano che non vede l'ora di mettere ai voti una rottura con Londra. Anche in Galles soffiano venti indipendentisti. 

Le tensioni nel Commonwealth non sono certo da meno: molti paesi potrebbero voler cogliere la palla al balzo, approfittando della morte della regina per liberarsi del monarca inglese come proprio capo di Stato. Giamaica, Antigua e Barbuda si stanno già muovendo in questa direzione. E altri, con ogni probabilità, seguiranno. L'ultimo tour di Kate e William ai Caraibi, d'altronde, era stato definito «disastroso» per i rimandi al passato schiavista. Così disastroso che il duca di Cambridge aveva sottolineato che il suo mantra non era «dire alle persone quello che devono fare» o concentrarsi su chi dovesse, in futuro, guidare il Commonwealth. Al contrario, aveva detto, «quello che conta è concentrarsi sul potenziale che questa famiglia di nazioni ha nel costruire insieme un futuro migliore per i propri abitanti». 

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Tensioni con cui Carlo III dovrà presto fare i conti mentre cercherà di arginare i danni sul fronte privato, con il figlio Harry e la nuora Meghan che non sembrano intenzionati ad abbassare le armi. O almeno così è stato fino a una decina di giorni fa. Nel suo discorso, Carlo ha menzionato il figlio e, scrivono i tabloid che patteggiano per lui, gli ha teso un ramo d'ulivo quando gli ha permesso di indossare l'uniforme militare durante la veglia a Westminster Hall, nonostante non sia più un membro operativo della famiglia reale. Tuttavia, il duca di Sussex ha in uscita una biografia che secondo la stampa inglese sarà «una bomba» pronta a deflagrare entro la fine dell'anno. E potrebbe essere proprio l'ex principe del Galles a subire i colpi più duri di questa esplosione, viste le tensioni scaturite al Megxit e l'intervista dei Sussex a Oprah Winfrey, con tanto di accuse di razzismo ai Windsor.

 

C'è poi un elemento generazionale e molto divisivo: da una parte i più conservatori che guardano con nostalgia al glorioso impero britannico e al «bene che ha portato nel mondo»; dall'altra c'è chi rifiuta questa immagine rilanciando invece quella sanguinosa e colonialista. E la maggior parte dei più giovani, per esempio, non è particolarmente affezionata alla monarchia e a quello che essa rappresenta, nonostante l'affetto dimostrato in questi giorni da migliaia di ragazzi davanti a Buckingham Palace e in coda verso Westminster Hall. Più fedeltà alla corona, infatti, il loro gesto è nato dal desiderio di far parte della Storia, esserci per poterlo raccontare ai figli e ai nipoti, un domani. Lo stesso domani che Carlo III si appresta a scrivere voltando pagina, per far sì che la fine della seconda era elisabettiana non rappresenti anche la fine della Corona. 

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