Carlo III, l'amore per il cinema: «Guardavo gli attori sul set»

Carlo III, l'amore per il cinema: «Guardavo gli attori sul set»
di Titta Fiore
Domenica 11 Settembre 2022, 10:41 - Ultimo agg. 12 Settembre, 20:13
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Diciamo la verità: quando decidemmo di seguire la «royal visit» dei principi di Galles a Cannes, nel 1987, noi cronisti accreditati al Festival lo facemmo soprattutto per vedere da vicino Lady D. Su Carlo, l'eterno erede al trono che ora è diventato re, c'era meno curiosità.

Pensavamo di sapere tutto di quel giovane uomo non ancora quarantenne appassionato della natura e dell'arte che ex maggiordomi impiccioni descrivevano timido, impacciato, a volte malinconico e molto viziato. Lei non era ancora la «principessa del popolo», la «candle in the wind» della canzone di Elton John, ma cominciava a capire come funzionano i mass media e di lì a poco ne sarebbe diventata la regina. La tumultuosa separazione della coppia d'oro di Buckingham Palace sarebbe diventata pubblica nel 92 e tre anni dopo Diana avrebbe confessato alla Bbc che il suo matrimonio era stato «troppo affollato», consegnando la rivale Camilla Parker Bowles all'antipatia popolare e se stessa alla beatificazione dei rotocalchi. Ma quel 15 maggio del 1987 Carlo e Diana fecero fino in fondo il loro dovere per il bene della «Firm», della Ditta, come il principe Filippo chiamava con ironia la casata dei Windsor.


Lui elegantissimo nel doppio petto blu e cravatta di seta a piccoli disegni bianchi. Lei pallida e all'ultima moda con una giacca avvitata come quell'anno le aveva disegnate l'amico Versace, un abito con la gonna a palloncino e la borsetta a mezzaluna.

Tutto in bianco e blu: almeno in questo la coppia reale faceva ancora pendant. Entrambi con l'aria pensosa. Lady D di più: annoiata. Quando Carlo si produsse in un perfetto discorso bilingue, anglo-francese, lodando «l'affascinante Cannes» e il suo festival «più importante del mondo» con voce profonda, da attore, lei si guardò per tutto il tempo la punta delle scarpe e ogni tanto girava lo sguardo intorno, distratta.

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Protetti dagli uomini della security inglese, in assoluto i più rudi del mondo, i due strinsero mani e accarezzarono bambini. Erano sulla Croisette per sostenere l'industria british dell'audiovisivo e partecipare al solenne omaggio dedicato a sir Alec Guinness, un mito della storia del cinema. E lo fecero con professionalità. Ai giornalisti fu permesso di assistere alla performance reale, ma non di fare domande: l'incontro stampa fu breve.

Il passaggio sul red carpet dei principi di Galles, invece, resta memorabile. Diana indossava un iconico abito azzurro cielo disegnato dalla stilista Catherine Walker per evocare quello di Grace Kelly in «Caccia al ladro», Carlo un impeccabile smoking di alta sartoria. Dopo la proiezione del film di Lindsay Anderson, «Le balene d'agosto», la coppia partecipò a un party «esclusivo» per 700 persone. Lady D. s'intrattenne con le star inglesi della serata: Peter Ustinov, Julie Walters, Michael York e il James Bond dell'epoca, Roger Moore. L'erede al trono del Regno Unito sul palco raccontò che da ragazzo andava a vedere gli attori sul set ai Pinewood Studios di Londra e che uno dei suoi film preferiti era «L'incredibile avventura di Mr. Holland» del 1951, con Alec Guinness, appunto, e l'incantevole Audrey Hepburn.

Inutile aggiungere che i fotografi ripresero lui, ma cercavano soprattutto lei, seguivano lei. Per la cronaca, la Palma d'oro andò, tra i fischi, a «Sotto il sole di Satana» di Maurice Pialat, mentre tutti si aspettavano la vittoria di Wim Wenders con un film che sarebbe diventato di culto, «Il cielo sopra Berlino».
A volte, si sa, nella vita nulla va come dovrebbe. Ma chi ama il cinema sa che c'è sempre una «sliding doors». Quella di Carlo, da ieri King Charles III, si chiama Camilla.

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