Hong Kong, Carrie Lam ritira la legge sull'estradizione

Foto: Reuters
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di Erminia Voccia
Mercoledì 4 Settembre 2019, 13:50
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La leader di Hong Kong Carrie Lam ha annunciato il ritiro formale dell'odiata legge sull'estradizione dopo 13 settimane di proteste diventate via via più violente. Carrie Lam ha risposto positivamente a una delle richieste dei manifestanti: il ritiro definitivo delle legge, che a luglio era stata sospesa ma che i cittadini di Hong Kong volevano fosse ritirata una volta per tutte.

Secondo i detrattori, il provvedimento sull'estradizione avrebbe facilitato il trasferimento dei criminali da Hong Kong alla Cina continentale, dove i tribunali sono controllati dal Partito comunista, permettendo così che anche i dissidenti politici potessero essere processati senza incontrare ostacoli burocratici in Cina. La Chief Executive Carrie Lam ha quindi accolto una delle 5 richieste dei manifestanti, che ora incassano la prima vittoria: il ritiro formale del provvedimento. Lam ha anche promesso un "dialogo diretto" con la comunità per comprendere le cause del malcontento sociale, ma non ha accettato le altre richieste dei cittadini di Hong Kong. Una di queste è un'inchiesta indipendente che faccia chiarezza sull'uso eccessivo della forza da parte della polizia. Lam ha affermato che le indagini saranno svolte da un organo già esistente, il Police Complaints Council (IPCC), che tuttavia secondo i manifestanti non garantisce l'indipendenza dei procedimenti. Secondo la Chief Executive, inoltre, la richiesta di amnistia per i manifestanti e i rivoltosi arrestati è "inaccettabile" e "contraria alla legge".

La legge sull'estradizione ha causato la crisi più grave nel Porto profumato da quando nel 1997 è avvenuto il passaggio dell'ex possedimento britannico alla Cina, in base al principio "un Paese, due sistemi" che garantisce alla regione speciale maggiore autonomia e libertà rispetto al resto della Cina, ma che secondo i cittadini di Hong Kong Pechino vuole reprimere. La rabbia dei cittadini di Hong Kong e le manifestazioni a favore della democrazia hanno posto una seria sfida al presidente cinese Xi Jinping e al suo modo di gestire il dissenso. Le proteste di Hong Kong vanno avanti da giugno e hanno avuto molta risonanza sui media internazionali. Per ricordare qualcosa di simile bisognerebbe tornare alle proteste di 30 anni fa di Piazza Tiananmen, brutalmente represse da Pechino. Le truppe arrivate negli ultimi giorni alle porte di Hong Kong hanno aumentato i timori di una nuova Tiananmen.

Il ritiro della legge arriva dopo la smentita da parte di Carrie Lam di alcune dichiarazioni pronunciate durante una riunione a porte chiuse. Nell'audio, ottenuto in esclusiva da Reuters, Lam diceva con voce sofferta che, se avesse potuto, si sarebbe dimessa e avrebbe presentato profonde scuse, visto il caos generato dalla legge sull'estradizione. Lam appariva abbastanza disperata e diceva di avere un margine di manovra "molto limitato" davanti alla crisi in corso ad Hong Kong, segno che la crisi è gestita da Pechino. Affermava di trovarsi in una condizione difficile, al centro tra Pechino e i manifestanti. Lam ha anche smentito di aver permesso lei stessa che la stampa ottenesse la registrazione audio per guadagnare stima dai cittadini. Ma secondo gli analisti citati dal giornale locale Scmp, la leader filocinese potrebbe aver voluto prendere le distanze da Pechino ed evitare ulteriori responsabilità nel caso di una risposta repressiva da parte della Cina.












 
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