Battisti, sfida all'Italia: protetto dall'asilo. Lui: «Non temo l'estradizione»

Cesare Battisti fermato dalla polizia
Cesare Battisti fermato dalla polizia
di Cristiana Mangani e Alfredo Spalla
Giovedì 5 Ottobre 2017, 18:01 - Ultimo agg. 6 Ottobre, 20:18
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L'ultima parola spetterà al nuovo presidente brasiliano Michel Temer, perché solo lui potrà sciogliere il nodo di quel visto permanente firmato dal predecessore Luiz Inacio Lula, che ha garantito all'ex terrorista Cesare Battisti una vita comoda sotto il sole di Rio. Dopo l'arresto - confermato ieri dal giudice federale - mentre tentava di far perdere le sue tracce in Bolivia, l'ex militante dei Pac, mai pentito, continua a sfidare l'Italia sostenendo di non temere l'estradizione perché «protetto dal decreto Lula». Ma la situazione politica brasiliana totalmente cambiata e l'arresto con tanto denaro e forse anche della cocaina, aprono grossi spiragli alla trattativa diplomatica, già avviata da tempo. Tanto da far trasparire nel nostro governo «un velato ottimismo».

LA DIPLOMAZIA
«L'Italia è fortemente determinata a far sì che Battisti sconti la pena e la sconti nel nostro Paese», sono le parole del ministro della Giustizia Andrea Orlando, il quale ha anche sottolineato che «sono stati fatti tutti i passaggi necessari» presso le autorità politiche e giurisdizionali brasiliane e altri se ne faranno. Già nei mesi scorsi, poi, il ministro degli Esteri Angelino Alfano aveva investito l'ambasciatore italiano in Brasile dell'incarico di richiedere formalmente alle autorità di riavviare le procedure. E durante il precedente governo, quando ancora era ministro, anche Maria Elena Boschi aveva perorato la causa. Durante il suo viaggio in Brasile per spiegare agli italiani residenti lì perché fosse importante votare il referendum, l'attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha spinto molto affinché il governo concedesse l'estradizione dell'ex terrorista condannato a quattro ergastoli.
I tempi per un rientro, dunque, sembrano maturi. La richiesta è stata sottoposta a una «prima analisi tecnica», ma nel frattempo ha già ottenuto il consenso di due ministri pesanti: quello della Giustizia, Torquato Jardim, e degli Esteri, Aloysio Nunes Ferreira. Per quest'ultimo, in particolare, un'eventuale via libera all'estradizione sarebbe un gesto «importante dal punto di vista diplomatico». Il governo brasiliano avrebbe anche già trovato il modo di aggirare il decreto Lula, quello che nel 2010 gli concesse lo status di rifugiato politico. In base a una delibera della Corte Suprema del 1969, infatti, «la pubblica amministrazione può annullare i propri atti» in presenza di un vizio oppure revocarli «per ragioni di convenienza o di opportunità». Inoltre esiste una legge, la 9474, la quale dice che «la perdita della condizione di rifugiato avviene con l'uscita dal territorio nazionale senza previa autorizzazione del governo brasiliano». Il suo tentativo di fuga verso la Bolivia potrebbe quindi costargli molto di più che la detenzione preventiva. Al momento è accusato di aver provato ad attraversare la frontiera con 1300 euro e 6000 dollari in contanti. Avrebbe dovuto dichiararli prima di superare il confine, e non lo ha fatto.

LE ACCUSE
Ora si trova a Corumbà, centinaia di chilometri lontano dal luogo in cui vive. «Volevo andare in Bolivia a pescare e a fare shopping», ha provato a giustificarsi. Il giudice federale Odilon de Oliveira, che lo ha ascoltato tramite videoconferenza, senza il suo legale Igor Sant'Anna Tamasauskas, rimasto a San Paolo, ha confermato il suo arresto.

Battisti dunque resta in carcere. Il crimine contestato non era consistente: avrebbe potuto cavarsela pagando una cauzione tra i 2500 e i 25.000 euro circa. Ma tutti i rifugiati accolti in Brasile hanno l'obbligo di «rispettare la Costituzione federale e le leggi brasiliane».

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