Charlie Hebdo cinque anni dopo, da quel giorno il terrore ha travolto l'Europa

Charlie Hebdo cinque anni dopo, da quel giorno il terrore ha travolto l'Europa
di Nico Riva
Martedì 7 Gennaio 2020, 05:01 - Ultimo agg. 08:55
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Sono passati cinque anni dalla mattina in cui l'Europa scoprì tutta la sua vulnerabilità. L'attentato a Charlie Hebdo sancì uno spartiacque, aprendo una lunga stagione di terrore sotto l'egida dei vessilli neri dell'Isis.
Alle 11,30 del 7 gennaio 2015, due uomini armati di AK-47 irruppero nella redazione dell'irriverente periodico francese e aprirono il fuoco al grido di Allah Akbar. I fratelli Chérif et Saïd Kouachi, francesi di origine algerina, affiliati di Al-Qaeda erano assetati di vendetta. Il movente: delle vignette satiriche su Maometto. I criminali uccisero dodici persone, in maggioranza giornalisti e vignettisti rinomati. Il mondo si strinse nel dolore e nello slogan Je suis Charlie.
Cinque anni dopo il ricordo è ancora vivido nella memoria europea, che da quel giorno è stata assalita più volte dalla cieca violenza del fanatismo religioso. Il 13 novembre dello stesso anno una serie di attentati coordinati (fra cui quello al Bataclan) colpì ancora Parigi, provocando 130 vittime. È il secondo più sanguinoso attacco all'interno dell'Ue dopo l'attentato di Al-Qaeda a Madrid l'11 marzo 2004 (192 morti). Ma il terrorismo rincarò la dose nel 2016: le esplosioni a Bruxelles a marzo, la strage di Nizza del 14 luglio, il furgone sulla folla ai mercatini di Natale a Berlino. Il 22 maggio 2017 il Male ritornò a Manchester, al concerto della popstar Ariana Grande. Infine, gli attacchi nell'estate del 2017 sul London Bridge e a Barcellona.
Ora che il Medio Oriente torna ad esplodere, è giusto ricordare l'insegnamento dei sopravvissuti di Charlie Hebdo. Dopo la strage, non si son trincerati nell'odio, né nel silenzio. Hanno ripreso in mano le penne e le matite ancora macchiate del sangue dei colleghi caduti, dimostrando che con l'ironia e la solidarietà si può sconfiggere tutto. Perfino la morte. Ora come allora: siamo tutti Charlie.

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